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21/09/2020
Come si legge nella Nota introduttiva (p. 6), il volume raccoglie interventi, che l’Autore ha svolto in contesti talora molto diversi tra loro, sui temi della politica con particolare attenzione alla questione del potere, del lavoro e della creatività sociale. I testi, in parte inediti, in parte già pubblicati su periodici, sono suddivisi in quattro sezioni e un’appendice e riguardano un periodo di quasi trent’anni, dal 1970 al 1999.
Prima sezione: “Il potere” (pp. 7-48).
“Passione per l’uomo” (pp. 9-25) è la trascrizione inedita dell’incontro intitolato “Cristo e il potere” tenutosi a Padova presso la Basilica del Santo il 18 maggio 1987.
Nel 2000 il testo è proposto anche nel volumetto dal titolo L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza. The ‘I’, Power, Works: Contributions from an Experience. El yo, el poder, las obras: Contribuciones de una experiencia (Edizioni Nuovo Mondo, 2000, pp. 10-21), edito in occasione del Giubileo dei Governanti e dei Parlamentari (Roma, 4-5 novembre 2000).
“Un imprevisto è la sola speranza” (pp. 26-38) riporta gli appunti da una conversazione con Giussani sul tema del “senso religioso” (dato reperito presso l’Archivio della Fraternità di Comunione e Liberazione), svoltasi a Pescara il 10 gennaio 1987 presso il Centro Culturale Don Minzoni.
Nell’aprile di quell’anno, una prima versione del testo, identica a quella contenuta nel presente volume, è pubblicata con il titolo “I valori, il potere, l’imprevisto” in 30 Giorni (4 1987: pp. 64-67).
Nel 1993, dopo una lieve revisione, lo scritto diviene parte della miscellanea Un avvenimento di vita cioè una storia: Itinerario di quindici anni concepiti e vissuti: Interviste, conversazioni, interventi di monsignor Luigi Giussani a partire da registrazioni, non rivisti dall’autore (a cura di Carmine Di Martino. EDIT: Il Sabato, 1993, pp. 415-427).
“Tra Barabba e lo schiavo frigio” (pp. 39-43) è l’esito di una conversazione fra l’Autore e alcuni universitari (Equipe del CLU) svoltasi a Rimini dal 31 gennaio al 2 febbraio 1987.
Lo scritto contenuto nel presente volume è identico alla prima stesura pubblicata nel maggio 1987 in CL-Litterae Communionis con il titolo “La persona contro il potere” (5 1987: pp. 14-17. Con successive traduzioni).
In seguito il testo è stato riproposto diverse volte con redazioni differenti:
- nel luglio 1987, sul settimanale Il Sabato con il titolo “Come parlare di Cristo ai giovani” (luglio 25, 1987, pp. 19-20; molto rimaneggiato rispetto all’originale edito in CL-Litterae Communionis, 5 1987);
- nel 1988, nella forma in cui uscì in Il Sabato, è ripubblicato nel volumetto Si ricomincia da Uno: Appunti da conversazioni di mons. L. Giussani con gli universitari di Comunione e Liberazione con il titolo “La persona rinasce in un incontro” (supplemento a Il Sabato, dicembre [24], 1988, pp. 67-81. Appunti non rivisti dall’Autore. Con successive traduzioni);
- nel 1993, dopo ulteriore revisione, è editato con il titolo “La persona rinasce in un incontro” in Un avvenimento di vita cioè una storia (EDIT: Il Sabato, 1993, pp. 209-217) e infine, nel 1997, è riproposto identico in 30 Giorni (3 1997: pp. 39-46. Con successive traduzioni).
Nell’aprile 2010, l’intervento integrale di Giussani è pubblicato, assieme alla trascrizione dell’“Assemblea” e dell’“Omelia”, nel quinto volume della serie “L’Equipe” L’io rinasce in un incontro: (1986-1987), edito da BUR, con il titolo “Chernobyl” (“Sintesi”, pp. 181-196). Si tratta di una nuova versione redatta sulla base della documentazione scritta e audiovisiva conservata dall’Archivio
della Fraternità di Comunione e Liberazione, per la quale è stata mantenuta la forma orale dei discorsi (BUR, 2010, p. 6).
“Più società meno stato” (pp. 44-48) è una relazione tenuta dall’Autore al Convegno nazionale promosso dall’Associazione Italiana Centri Culturali e dall’istituto ISTRA (Istituto di studi per la transizione) sul tema “Libertà e Potere: La Questione della Democrazia” (Milano, 21 maggio 1988, non 1987 come erroneamente riportato nelle “Fonti” del presente volume, p. 277).
Si tratta del testo edito per la prima volta a luglio 1988 in Synesis con il titolo “Libertà e potere” (1 1988: pp. 9-12), poi riproposto identico nel numero di marzo/aprile 1989, in occasione della pubblicazione degli Atti del convegno (Synesis, 4 1988: pp. 7-10).
Sempre a luglio 1988, l’intervento di Giussani esce in CL-Litterae Communionis con il titolo “Passione per l’umano, ecco la molla di una democrazia viva” (7/8 1988: pp. 10-11. Con successive traduzioni); in questa stessa forma si trova anche in CL-Rivista di Comunione e Liberazione in Svizzera con il titolo “Il gusto della differenza ecco la chiave della democrazia” (1 1988: pp. 21-22), numero edito a dicembre.
Oltre a correzioni di carattere redazionale, si segnalano lievi discrepanze fra le diverse redazioni del testo, che modificano in parte il senso di alcune frasi. In particolare, la frase: «Ma resistere a questa surrettizia limitazione che permette ed accetta nell’altro solo ciò che è ritenuto da me possibile ...» è riportata correttamente nella prima edizione (Synesis, 1 1988: p. 11; 4 1988: p. 9; Marietti, 2000, p. 47), come si evince confrontando il testo con la documentazione audio conservata presso l’Archivio storico della Fraternità di Comunione e Liberazione; mentre in CL-Litterae Communionis (1988) è stato erroneamente aggiunto l’avverbio di negazione “non” («Ma non resistere a questa surrettizia limitazione ...», p. 11), che altera il senso della frase.
“«Sempre più in là»” (pp. 51-59) è il testo del discorso dell’Autore al raduno dei Giovani Lavoratori di CL dal titolo “Senso religioso e lavoro”, svoltosi a Bergamo l’1 maggio 1987, pubblicato nell’opuscolo Il lavoro dell’uomo: Interventi di monsignor Luigi Giussani (EDIT, 1988, pp. 9-16. Con successive traduzioni).
Nel 1987, CL-Litterae Communionis aveva proposto una sintesi dell’intervento, anch’essa intitolata “Senso religioso e lavoro” (6 1987: p. 7. Con successive traduzioni), uscita senza la firma di Giussani.
Lo scritto “Amore a Cristo, radice del lavoro” (pp. 60-78) è un testo tratto da una conversazione dell’Autore con un gruppo di novizi dei Memores Domini (Milano, 15 novembre 1998).
Nel dicembre dello stesso anno, lo scritto è pubblicato con il titolo “Natale: motivo della vita come lavoro” in Litterae Communionis-Tracce (11 1998: inserto. Con successive traduzioni).
Il capitolo “Dove Dio mi ha posto” (pp. 79-90) è costituito da due interventi che risalgono agli anni 1970 e 1971.
- Il primo paragrafo dal titolo “L’utilità della vita” (pp. 79-84) riporta quanto detto dall’Autore a un’assemblea di Giovani Lavoratori di CL, svoltasi a Viboldone il 15 novembre 1970 (non nel 1971, come erroneamente riportato nelle “Fonti”, Marietti, 2000, p. 278).
Il testo fu pubblicato per la prima volta nel 1971 con il titolo “Essere Chiesa sul luogo di lavoro: Il punto di partenza” in Litterae Communionis (9 1971: pp. 11-14).
- Il secondo paragrafo, “Perché tu sia libero” (pp. 85-90), è l’intervento dell’Autore al Convegno nazionale di CL sul mondo del lavoro svoltosi a Parma il 6 giugno 1971. In quell’anno il contributo di Giussani fu pubblicato, insieme agli interventi degli altri relatori, all’interno dell’articolo “Stralci del convegno di Comunione e Liberazione sul mondo del lavoro” in Litterae Communionis (11/12 1971: pp. 40-43).
“Dal cuore il lavoro, dal lavoro l’opera” (pp. 91-95) è l’intervento dell’Autore alla prima Assemblea nazionale della Compagnia delle Opere (Milano, 5 dicembre 1987), pubblicato nel 1988 con il titolo “Vivere con gioia la terra del Mistero” nell’opuscolo Il lavoro dell’uomo (EDIT, 1988, pp. 23-26. Con successive traduzioni), riproposto identico l’anno successivo in Le opere: “La fede senza le opere è morta” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, Milano 1989, pp. 18-19, “Grandi Quaderni di Litterae Communionis 4”) e nel 1991 in Corriere delle Opere (7 1991: pp. 8-9).
Nel 1993 il testo, senza variazioni rispetto alle precedenti pubblicazioni, diviene il capitolo “Vivere con gioia la terra del Mistero” del volume miscellaneo L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993, pp. 87-91; nuova edizione: BUR, 2003).
Terza sezione: “Le opere” (pp. 97-161).
Il capitolo “La libertà alla radice dell’opera” (pp. 99-123) raccoglie tre interventi dell’Autore durante alcune assemblee nazionali della Compagnia delle Opere che ebbero luogo tra il 1992 e il 1995.
- “Le opere nascono solo quando uno ha il coraggio di dire «io»” (pp. 99-102), relativo all’assemblea del 14 marzo 1992 a Milano, è pubblicato per la prima volta in aprile, con lo stesso titolo, nell’opuscolo Intanto qualcuno costruisce: Atti dell’Assemblea nazionale: Milano 14 marzo 1992 (supplemento al Corriere delle Opere, 3 1992: pp. 5-8), poi riproposto a maggio in CL-Litterae Communionis (5 1992: inserto. Con traduzione). L’anno successivo diventa parte della miscellanea L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993, pp. 111-115; ultima edizione: BUR, 2003, testo invariato, ma eliminata la suddivisione in paragrafi).
- “«Se l’uomo non costruisce come fa a vivere?»” (pp. 103-108), relativo all’assemblea del 12 febbraio 1994 svoltasi a Milano, è pubblicato nello stesso anno in Persona, famiglia, società: Atti dell’Assemblea nazionale della Compagnia delle Opere: Milano 12 febbraio 1994 con il titolo “La libertà che ci costituisce” (supplemento a Corriere delle Opere, 3 1994: pp. 19-25. Con successiva traduzione).
- “Educazione alla libertà” (pp. 108-123), relativo all’assemblea del 25 marzo 1995 a Milano, è pubblicato integralmente, con lo stesso titolo, in Litterae Communionis-Tracce (6 1995: inserto. Con successive traduzioni) e nell’opuscolo Educazione alla libertà: Compagnia delle Opere: Atti dell’Assemblea nazionale (supplemento a Corriere delle Opere, 6 1995: pp. 13-24). Parte del testo è inoltre edita con il titolo “Educazione alla libertà” nella sezione “Insistenza” del volume Il rischio educativo: Come creazione di personalità e di storia (SEI, 1995, pp. 149-155). Rispetto all’edizione integrale dell’intervento, in SEI, 1995, sono stati espunti la parte introduttiva e i quattro punti conclusivi (cfr. Litterae Communionis-Tracce, 6 1995: inserto, p. II e pp. IX-XII; L’io, il potere, le opere, Marietti, 2000, pp. 108-110 e pp. 118-123).
Il capitolo “Dacci un cuore grande per amare” (pp. 124-133) consta di due interventi:
- “Di fronte al bisogno” (pp. 124-129), testo di una conversazione con alcuni adulti di CL del Friuli a dieci anni dal terremoto svoltasi nell’ambito del convegno “Nella carità la solidarietà diventa opera” (Tarcento, 25 ottobre 1986).
Nel febbraio 1987 lo scritto è pubblicato per la prima volta con il titolo “La carità costruisce per sempre” in CL-Litterae Communionis (2 1987: pp. 22-24. Con traduzioni); successivamente è rieditato senza variazioni nel libretto Il lavoro dell’uomo: Interventi di monsignor Luigi Giussani con il titolo come “La carità si fa opera” (EDIT, 1988, pp. 17-21. Con successive traduzioni); nel 1993 diventa il capitolo “La carità costruisce per sempre” del volume miscellaneo L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993, pp. 81-86; nuova edizione BUR, 2003) e infine, successivamente alla riedizione nel presente volume, in occasione del Natale 2003 è pubblicato da ICOS, Impresa per la cooperazione e la sussidarietà, in edizione privata, non destinata alla vendita, con il titolo La carità si fa opera.
- “Creare una casa più abitabile per l’uomo” (pp. 129-133), intervento dell’Autore all’Assemblea nazionale della CdO (Milano, 6 febbraio 1993), pubblicato con il titolo “Una passione per l’uomo” nel fascicolo Una tensione ideale: Assemblea nazionale Compagnia delle Opere: Milano 6 febbraio 1993 (supplemento a Corriere delle Opere, 4 1993: pp. 7-10. Testo non rivisto dall’Autore) e, nello stesso anno, nel volume miscellaneo L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993, pp. 117-121; nuova edizione: BUR, 2003). Il testo non ha subito modifiche, fatta eccezione per il breve saluto finale di Giussani, presente solo nel fascicolo allegato al Corriere delle Opere (4 1993: p. 10).
“Di fronte al bisogno, un’ipotesi positiva” (pp. 134-147) è l’intervento dell’Autore all’Assemblea nazionale della CdO (Milano, 25 maggio 1996), già pubblicato con il titolo “La fede dentro il bisogno dell’uomo: l’esperienza del divino” in Una storia che costruisce: Fatti e incontri: Atti dell’Assemblea nazionale della Compagnia delle Opere: Milano 25 maggio 1996 (supplemento a Corriere delle Opere, 6 1996: pp. 7-14) e in Litterae Communionis-Tracce (7 1996: inserto. Con successive traduzioni).
Il capitolo “La compagnia si dilata in libertà” è costituito da due testi:
- “Veramente utili alla compagnia umana” (pp. 148-154), intervento all’Assemblea nazionale della CdO svoltasi a Milano il 26 gennaio 1991.
Il testo sarà oggetto di numerose ripubblicazioni .
Nel 1991 è pubblicato con il titolo “La felicità e le opere” in Corriere delle Opere (3 1991: pp. II-IV) e , con il titolo “Perché tu sia felice”, in CL-Litterae Communionis (3 1991: inserto. Con successive traduzioni) in forma lievemente modificata; aggiunta di titoli ai paragrafi.
Con alcune modifiche, è editato con il titolo “Veramente utili alla compagnia umana” in Corriere delle Opere (7 1991: pp. 13-15) e nel 1993, in forma identica, in L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993, pp. 103-110; nuova edizione: BUR, 2003). In questa forma si trova ora nel presente volume.
- “Le opere: realismo e creatività della fede” (pp. 154-161), intervento introduttivo all’Assemblea nazionale della CdO del 4 marzo 1989 (Milano), esce, nel 1989, in CL-Litterae Communionis (4 1989: pp. 8-11. Con successive traduzioni) e successivamente, senza variazioni, nel fascicolo intitolato Le opere: “La fede senza le opere è morta” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1989, pp. 20-23, “Grandi Quaderni di Litterae Communionis 4”), in Corriere delle Opere (“Le opere. Realismo e creatività della fede”, 7 1991: pp. 10-12) e, nel 1993, diventa il capitolo omonimo del volume miscellaneo L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993, pp. 93-101; nuova edizione: BUR, 2003).
Quarta sezione: “La politica” (pp. 163-182).
“Assago 1987. Senso religioso, opere, politica” (pp. 165-170), intervento di Giussani all’Assemblea della Democrazia Cristiana lombarda svoltasi ad Assago il 6 febbraio 1987.
Il testo è stato pubblicato numerose volte in forme differenti.
A) In febbraio esce una prima redazione in Il Sabato con il titolo “L’infinito e le opere” (febbraio 14, 1987, pp. 3-4); in questa forma, nel 1988 l’intervento di Giussani è riportato nell’opuscolo Cattolici e politica con il titolo “Potere e desiderio: L’esperienza dell’uomo interroga la politica” (Scuola di Dottrina sociale, 1988, pp. 10-11; espunte alcune righe iniziali).
B) Nel mese di marzo 1987 il testo, che ha subito una lieve revisione, è pubblicato in CL-Litterae Communionis, con il titolo “Il senso religioso, le opere, il potere” (3 1987: pp. 7-8; aggiunta la suddivisione in paragrafi. Con successive traduzioni). Rispetto alla prima redazione (febbraio, 1987) è stato espunto l’ultimo capoverso della prima colonna (Il Sabato, febbraio 14, 1987, p. 4). In questa stessa forma e con lo stesso titolo, nel 1989 è riproposto in Le opere: “La fede senza le opere è morta” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, Milano, 1989, pp. 16-17, “Grandi Quaderni di Litterae Communionis 4”).
C) Sempre nel 1987, è proposto con alcune modifiche anche nel volumetto La politica per chi per che cosa: Più società meno Stato: Antologia per una dottrina sociale con il titolo “Il senso religioso, le opere, il potere” (supplemento a Il Sabato, maggio 30, 1987, pp. 7-12). Il testo comprende il capoverso a p. 11, espunto nella versione pubblicata in CL-Litterae Communionis (3, 1987).
Nel 1992 è riproposto identico in Il Sabato con il titolo “I ciellini e la politica” (settembre 19, 1992, pp. 90-93) e, nel 1993, nell’“Appendice alla prima sezione: Una nota sulla politica” della miscellanea Un avvenimento di vita cioè una storia: Itinerario di quindici anni concepiti e vissuti, con il titolo “Il senso religioso, le opere, il potere” (EDIT: Il Sabato, 1993, pp. 111-118).
In questa forma è pubblicato nel presente volume (Marietti, 2000), con l’aggiunta delle note a piè di pagina. Nel mese di ottobre, è riproposto nel volumetto L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza. The ‘I’, Power, Works: Contributions from an Experience. El yo, el poder, las obras: Contribuciones de una experiencia (Edizioni Nuovo Mondo, 2000, pp. 5-9), edito in occasione del Giubileo dei Governanti e dei Parlamentari (Roma, 4-5 novembre 2000).
Nel 2009 è rieditato dal quotidiano L’ordine con il titolo “Il senso religioso degli affari come lo vedeva don Giussani” (6 maggio 2009, pp. 1-2;) e, nel 2016, in appendice al libro di Aldo Brandirali Ricostruire: Scuola di politica, col titolo “Il senso religioso, le opere, il potere” (DeCo Democrazia e Comunità, 2016, pp. 188-194; le note sono riportate tra parentesi tonde nel testo).
D) Il 29 dicembre 1993 l’intervento, con una redazione ancora differente, esce su Avvenire con il titolo “Il primato della società di fronte allo stato” (29 dicembre 1993, p. 18). Come spiegato nella nota editoriale introduttiva, si tratta di un’anticipazione del testo che sarà pubblicato nel gennaio 1994 in Litterae Communionis-Tracce con il titolo “Punto di vista sulla politica” come contributo rispetto alla situazione politica del tempo. Rispetto alle versioni precedenti, oltre a correzioni di carattere redazionale, sono stati aggiunti i titoli ai paragrafi (1 1994: inserto. Con successive traduzioni).
Lo scritto non fa invece parte del volume L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (BUR, 1993), come erroneamente riportato nelle “Fonti” (Marietti, 2000, p. 279).
“Il desiderio e la politica” (pp. 171-178) è un testo tratto da una conversazione fra Giussani e alcuni esponenti politici cristiani (Centro Culturale San Carlo, Milano, 30 aprile 1987), già pubblicato con il titolo “Il desiderio e la politica” nel volumetto La politica per chi per che cosa (supplemento a Il Sabato, maggio 30, 1987, pp. 22-30. Con successiva traduzione).
“Affermare l’altro in quanto è” (pp. 176-182) ripropone il paragrafo “Democrazia”, parte del capitolo “Missione” del volume Appunti di metodo cristiano (Gioventù Studentesca, 1964, pp. 91-96; diverse ripubblicazioni), in seguito divenuto parte del volume Il cammino al vero è un’esperienza (Rizzoli, 2006, pp. 189-193; prima edizione: SEI, 1995, pp. 120-123).
Appendice: “Articoli e interviste” (pp. 183-275).
Chiude il volume un’ampia appendice che raccoglie interviste all’Autore e articoli pubblicati su quotidiani o periodici.
Il primo capitolo, “Un’esigenza di totalità” (pp. 185-213), consta di cinque interviste:
- “Comunione e Liberazione: la Chiesa come fatto sociale” (pp. 185-192), a cura di Antonio Maria Baggio, pubblicata in Città Nuova (“Comunione e Liberazione: la Chiesa come fatto sociale: Intervista con mons. Luigi Giussani”, 7 1986: pp. 26-29);
- “Non compie tutto il suo dovere chi fa solo il suo dovere” (pp. 193-195), pubblicata su Il grano (luglio 1986: p. 5) con il titolo “In politica liberi dal potere”. Come si evince dal cappello introduttivo dell’articolo, si tratta di una ripubblicazione di un’intervista rilasciata alla rivista Città e Società.
- “Sussidiarietà per la vita del popolo” (pp. 196-203), intervista rilasciata ad Alessandro Banfi sul tema della politica, in cui Giussani approfondisce alcune questioni e risponde ad obiezioni scaturite in seguito al suo intervento all’Assemblea della DC lombarda ad Assago nel 1987 (qui pubblicato alle pagine 165-170; cfr. Savorana, Alberto. Vita di don Giussani, pp. 735-738. Milano: Rizzoli, 2013, ). L’intervista uscì in Il Sabato (maggio 9, 1987, pp. 3-4) con il titolo “La politica, per chi, per che cosa” e fu poi riproposta senza variazioni e con lo stesso titolo nel volumetto La politica per chi per che cosa: Più società meno stato: Antologia per una dottrina sociale (supplemento a Il Sabato, maggio 30, 1987, pp. 13-21);
- “Noi cattolici senza complessi” (pp. 203-207), a cura di Gianluigi Da Rold, pubblicata sul Corriere della Sera (18 settembre 1987, p. 3);
- “CL e la politica” (pp. 207-213), pubblicata per la prima volta nel fascicolo “Società & Cultura” del quotidiano La Stampa (20 settembre 1989, p. 1) con il titolo “Giussani: CL e la politica”.
Il secondo capitolo, “Popolo e potere”, (pp. 214-226) raccoglie tre interviste.
Le prime due, rilasciate a Lourdes al termine del pellegrinaggio di ringraziamento nel decimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (17 ottobre 1982) (cfr. Savorana, Alberto. Vita di don Giussani, pp. 855-858), sono:
- “Il potere egoista odia il popolo” (pp. 214-219), a cura di Gianluigi Da Rold per il Corriere della Sera (“Don Giussani: il potere egoista odia il popolo”, 18 ottobre 1992, p. 3). Il mese successivo il testo è rieditato in CL-Litterae Communionis con il titolo “Un problema di metodo” (11 1992: pp. 60-63. Con successive traduzioni) e nel 1993, dopo una lieve revisione, diviene parte della miscellanea L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo con il titolo “Don Giussani: il potere egoista odia il popolo” (BUR, 1993, pp. 125-130; nuova edizione: BUR, 2003).
- “Il potere contro il popolo” (pp. 219-221), a cura di Mario Baudino, è pubblicata con il titolo “Giussani processa l’Italia: È un paese intossicato” in La Stampa (18 ottobre 1992, p. 6).
- La terza, “Un evento, ecco perché ci odiano” (pp. 221-226), è un’intervista di Renato Farina pubblicata in Il Sabato con il titolo “Un evento. Per questo ci odiano” (aprile 25, 1992, pp. 14-15. Con successive traduzioni), successivamente riproposta senza variazioni nella miscellanea Un avvenimento di vita cioè una storia (EDIT: Il Sabato, 1993, pp. 103-107) con il titolo “Un evento, ecco perché ci odiano” e infine nel volume curato da Renato Farina Un caffè in compagnia: Conversazioni sul presente e sul destino, con il titolo “Un evento. Per questo ci odiano” (Rizzoli, 2004, pp. 123-128).
Il terzo capitolo si intitola “Quella baldanza ingenua” (pp. 227-262).
- “Giustizia e perdono” (pp. 227-231) è la ripubblicazione di un testo edito con lo stesso titolo in Il Sabato (giugno 19, 1993, pp. 84-87). Si tratta di un estratto dalla pubblicazione 74 domande risposte (supplemento a CL-Litterae Communionis, 6 1993: pp. 26-31. Con successive traduzioni), che raccoglie per argomento domande e tracce di possibili risposte nate dalla conversazione tra alcuni responsabili del movimento e don Giussani durante gli Esercizi spirituali di CLL e della Fraternità (Rimini, 2/4 aprile 1993) dal titolo “Questa cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda...”. Le pagine qui riportate corrispondono al capitolo ottavo intitolato “Compito e moralità” (vi sono lievi differenze riguardanti la formulazione e l’ordine di alcune domande poste all’Autore).
- “La baldanza poggia sulla certezza” (pp. 232-246) è il testo di un’intervista a cura di Michele Fazioli (in collaborazione con la RTSI, Radiotelevisione svizzera), pubblicata con il titolo “Quella baldanza ingenua che viene dalla fede” sul quotidiano di Lugano Il Giornale del Popolo (5-6 gennaio 1995, pp. 2-3) e riproposta integralmente in Litterae Communionis-Tracce (3 1995: inserto. Con successive traduzioni). Nella versione del testo pubblicata nella miscellanea Marietti sono stati espunti il ringraziamento finale a Giussani e la sua risposta.
- “Preghiamo per l’Italia in pericolo” (pp. 246-253) è l’intervista a cura di Pierluigi Battista pubblicata in La Stampa (4 gennaio 1996, p. 5), a partire dalla situazione politica, dalla crisi interna italiana e dal venir meno della Democrazia Cristiana in seguito a Tangentopoli. Il testo è riproposto pochi giorni dopo sul settimanale Tempi con il titolo “Troppo forte è il legame dei vivi coi vivi ... perchè riconosca la validità di chiusi confini. (C. Milosz)” (gennaio 17, 1996, pp. 2-5). Con il titolo usato da La Stampa è ripubblicata identica in 30 Giorni (2 1996: pp. 41-44. Con successive traduzioni), in Corriere delle Opere (1 1996: p. 6-7) e in Litterae Communionis-Tracce (4 1999: pp. 12-15).
Seguono due interviste a cura di Luigi Amicone:
- “Ripartire dall’io” (pp. 253-258), pubblicata in Tempi con il titolo “Non conformatevi” (settembre 3, 1997, pp. I-IV) e successivamente in Litterae Communionis-Tracce con il titolo “Ripartire dall’io” (8 1997: pp. 91-92. Con successiva traduzione). Il colloquio inizia riprendendo quanto detto dall’Autore nell’intervista “Preghiamo per l’Italia in pericolo” (cfr. Marietti, 2000, pp. 246-253).
- “Vivere il cammino cristiano” (pp. 259-262), concessa dall’Autore al termine della XX edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli (“L’ignoto genera paura, il Mistero genera stupore”), pubblicata sul settimanale Tempi con il titolo “Laici, come il Papa e Clinton” (settembre 2, 1999, pp. 6-7). Il testo è rieditato senza variazioni in Litterae Communionis-Tracce con il titolo “La libertà di un tentativo” (8 1999: pp. 14-15. Con successiva traduzione), in 30 Giorni con il titolo “Amore allo spazio della libertà” (9 1999: pp. 26-27. Con successive traduzioni) e con il titolo “La libertà di un tentativo. Intervista di Luigi Amicone a Don Luigi Giussani a conclusione del Meeting” in L’ignoto genera paura. Il Mistero genera stupore: Il libro del Meeting ’99 (Itaca, 1999, pp. 337-338).
Il quarto capitolo si intitola “Spiritualmente semiti” (pp. 263-275) e riporta tre testi originariamente pubblicati su La Repubblica:
- “Il dio denaro e la morte di Cristo” (pp. 263-265), lettera che Giussani invia a Ezio Mauro, direttore del quotidiano, l’11 aprile 1998 (p. 13), in occasione della Pasqua, nella quale esprime le sue preoccupazioni relativamente al momento storico. Nei mesi successivi la lettera è rieditata con lo stesso titolo in 30 Giorni (4 1998: pp. 78-79. Con successive traduzioni) e in Litterae Communionis-Tracce (5 1998: p. 88. Con successive traduzioni).
- “La ragione contro il potere” (pp. 266-268), pubblicato il 24 ottobre 1998 (p. 13), è un articolo in cui l’Autore riflette sull’enciclica di papa Giovanni Paolo II Fides et ratio (15 ottobre 1998), pubblicata in occasione del ventesimo anniversario della Sua elezione al soglio pontificio; il testo è rieditato senza variazioni e con lo stesso titolo in Litterae Communionis-Tracce (10 1998: p. 33. Con successive traduzioni), in 30 Giorni (11 1998: pp. 90-91. Con successive traduzioni) e nel periodico Documenta: Materiali di lavoro per insegnanti di religione (1 1999: pp. 31-33).
- “Noi siamo degli ebrei” (pp. 268-270) è una lettera che Giussani invia a Ezio Mauro il 21 dicembre 1998, nel giorno in cui apprende che una bomba, esplosa nel cimitero ebraico di Berlino, ha gravemente danneggiato la tomba di Heinz Galinski, una delle figure più rappresentative dell’ebraismo tedesco (cfr. Savorana, Alberto. Vita di don Luigi Giussani, pp. 1042-1043). La lettera viene pubblicata il 2 gennaio 1999 (p. 13) e subito riportata con lo stesso titolo in Litterae Communionis-Tracce (1 1999: p. 1. Con successive traduzioni) e in 30 Giorni (1 1999: pp. 94-95. Con successive traduzioni).
Il quinto e ultimo capitolo dal titolo “Il valore di alcune parole che segnano il cammino cristiano” (pp. 271-275) riporta l’articolo omonimo pubblicato in L’Osservatore Romano il 6 aprile 1996 (p. 4) e riproposto in Litterae Communionis-Tracce (5 1996: inserto. Con successive traduzioni).
Nel 2005 il testo è ripubblicato in Litterae Communionis-Tracce, nel numero della rivista uscito subito dopo la morte di Giussani e a lui interamente dedicato (“Don Luigi Giussani, 15 ottobre 1922 - 22 febbraio 2005.” Litterae Communionis-Tracce, 3 2005: pp. 74-75).
Il volume si chiude con le “Fonti” (pp. 277-281) e gli indici (pp. 282-294). [C. C.]
Il potere
I. Passione per l’uomo
Il potere implica un’energia capace di modificare la realtà e una coscienza consapevole che stabilisca delle mete. Per questo il potere attiene alla somiglianza tra l’uomo e Dio. Nella vicenda moderna del pensiero il potere si è voluto affermare come autonomo. Ma senza un riferimento alla «Trascendenza» l’uomo perde la sua dignità e il potere degenera in violenza. Lo Stato moderno è l’incarnazione del potere autoreferenziale: una realtà che si presenta come assoluta e che conferisce, essa, dignità all’uomo.
Il cristianesimo è l’annuncio che il «Trascendente» è diventato un uomo: non si può salvare l’uomo, difendere la sua dignità, se non riconoscendo in lui il rapporto con il Trascendente.
II. Un imprevisto è la sola speranza
La mentalità comune è qualificabile con il termine «ateismo pratico» o «laicismo»: «Dio, se c’è, non c’entra» (Cornelio Farbo). Si tratta di una «divisione tra la fede e i problemi della vita». Il laicismo propone un nuovo umanesimo, vuole elidere il cristianesimo richiamando la parola «valori». Il potere, attraverso la sottolineatura di valori da lui stabiliti, pretende dalla gente ubbidienza secondo il suo disegno. Ma senza il senso del mistero l’affermazione di un valore come criterio unico genera «violenza», «omologazione» e «moralismo».
Un imprevisto è la sola speranza e il grande imprevisto è Cristo. Il senso della nostra vita è portare ovunque nel mondo il messaggio che «questo imprevisto è accaduto».
III. Tra Barabba e lo schiavo frigio
Il programma del potere è la riduzione del cuore, che è il contenuto della conoscenza che la persona ha di se stessa, ciò che la rende critica.
La persona si ritrova solo in un «incontro vivo con una presenza» che sprigioni un’attrattiva e che affermi: «Esiste quello di cui è fatto il tuo cuore». L’unico problema, il problema morale, è «non sottrarsi all’attrattiva offerta dall’ideale».
IV. Più società meno Stato
Il cristianesimo non è sorto come una religione ma come una «passione per l’umano» e quindi passione per la libertà. La libertà è possibile solo se nell’individuo è rintracciabile un nucleo non riconducibile ai suoi antecedenti bio-storici. Questo nucleo si documenta in esigenze fondamentali, desideri essenziali che hanno come caratteristica una insoddisfacibilità strutturale, che indicano che l’io è rapporto con l’Infinito e quindi adorabile e intangibile. La struttura sociale dovrebbe servire questa struttura umana.
Il lavoro
I. «Sempre più in là»
Il lavoro è un «bisogno dell’uomo». Qualsiasi risposta particolare a un bisogno lascia nell’uomo un fondo di insoddisfazione, se egli non vi percepisce una corrispondenza con la totalità della sua persona.
Il senso religioso, cioè l’apertura all’infinito, sottende e spiega ogni bisogno dell’uomo. Per questo gli uomini si mettono insieme creando delle opere. La prima opera è quella che ciascuno realizza nel suo ambiente di lavoro, usando la propria intelligenza e le proprie energie per aiutare la realtà dell’ambiente umano in cui è. Il lavoro è l’espressione dell’uomo che abbraccia tutte le cose che si trova davanti per trascinarle verso il suo ideale.
II. Amore a Cristo, radice del lavoro
Il lavoro per un cristiano è l’aspetto più arido e concreto del proprio amore a Cristo. Il lavoro è l’espressione dell’uomo che manipola tutto ciò che gli sta attorno. Se questa espressione dell’io è vissuta nella memoria di Lui, allora tutto è destinato a diventare diverso.
Il lavoro, in tutta la sua gamma, è proporzionale all’amore a Cristo. Ma è vero anche l’inverso: che l’amore a Cristo rigenera tutto il nostro lavorare. È l’amore a Cristo che spiega tutto e che rende amoroso il rapporto che abbiamo con tutti gli uomini e con tutte le cose. Allora prendiamo qualsiasi cosa perché il rapporto con essa diventi parte della veste di Cristo, che è il suo corpo che si dilata in tutta la storia.
III. Dove Dio mi ha posto
Il lavoro, su imitazione di Dio Padre, è un’energia che cambia le cose secondo un disegno. L’uomo collabora al disegno del Padre con tutto ciò che è e nel luogo in cui è. La fede provoca a un atteggiamento diverso e, secondo il disegno di Dio, fa produrre all’uomo una realtà sociale diversa.
Tutte le ideologie prendono in considerazione solo alcuni aspetti dell’uomo e la conseguenza di questa parzialità è che nell’io resta sempre un disagio. Solo la fede promette all’uomo la vera liberazione, nella coscienza di non eludere neanche il più banale bisogno della vita quotidiana.
IV. Dal cuore il lavoro, dal lavoro l’opera
Il lavoro è espressione del nostro essere che è sete di verità e felicità. È questo cuore che mobilita chiunque, qualunque impresa realizzi. Perché il lavoro sia in funzione della verità e della felicità cui ciascuno «personalmente» aspira, l’uomo stabilisce un’amicizia operativa.
Per permettere che l’umana iniziativa sorga dalla sua vera origine, Cristo ha stabilito la Chiesa con la suprema preoccupazione del destino. Un cristianesimo vissuto genera un fermento operativo senza limiti, che tende ad investire tutto l’orizzonte dell’attesa umana.
Le opere
I. La libertà alla radice dell’opera
La libertà è esigenza, desiderio, tensione all’infinito; ma questo destino infinito si realizza attraverso i bisogni quotidiani in cui la propria sete si articola e concreta. L’origine dell’opera è il tentativo di rispondere sistematicamente a un bisogno che urge la propria vita nell’ora. Per far questo gli uomini si mettono insieme in una compagnia. La carne che Dio ha scelto per non abbandonarci è la compagnia umana che Lo riconosce e investe tutta se stessa nella realtà che quotidianamente deve vivere, perché il disegno del Mistero si svela attraverso la realtà che quotidianamente sollecita.
II. Dacci un cuore grande per amare
Il dolore e il bisogno mettono in azione l’uomo, generando un moto di solidarietà. Ma i suoi tentativi rischiano un’ultima ombra di tristezza, perché l’uomo capisce che le sue energie sono impotenti davanti al male.
Questa tristezza ultima deve essere superata dalla coscienza di un’appartenenza (ideologica o religiosa) che elimina l’impressione della vanità degli sforzi, conferendo ad ogni singolo contributo un significato buono.
La carità aggiunge alla solidarietà la consapevolezza di una imitazione del Mistero dell’essere che è legge per l’uomo e in questo modo genera un soggetto creatore, capace di opere.
III. Di fronte al bisogno, un’ipotesi positiva
La fede cristiana non è concepibile come separata dallo sforzo che l’uomo fa per vivere dignitosamente, cioè per vivere con il suo lavoro. L’avvenimento di Cristo è un modo per cambiare efficacemente l’adesso, più efficacemente di tutte le risorse sociali che si possano immaginare. La fede mostra la sua preminenza su tutte le filosofie umane di fronte al bisogno: rende così commossi di fronte al bisogno dell’altro che esso diventa come un bisogno mio. Nel cercare di rispondere al bisogno la fede ci sospinge, ci «costringe» a metterci insieme in modo libero, cioè coscienti dello scopo e delle condizioni di sacrificio inevitabile.
IV. La compagnia si dilata in libertà
L’opera è il tentativo di dare risposta ai bisogni di cui è tramata l’esistenza umana. La nostra responsabilità è far passare l’esperienza cristiana dentro quell’energia piena di generosità costante con cui l’uomo cerca di rispondere ai bisogni suoi, dei singoli o della società.
Nella misura in cui uno è cosciente di questo dinamismo che l’esperienza cristiana gli comunica, avverte l’esigenza di mettersi insieme ad altri. Nasce, così, una compagnia che è un avvenimento socialmente incidente, esempio per tutti di una dimensione nuova: la gratuità. L’obiettivo primario di questa compagnia è la nascita di opere che rispondono ai gravi problemi della società.
La politica
I. Assago 1987. Senso religioso, opere, politica
L’uomo è «uno» nella realtà del suo io. Questa unità prende forma ed è guidata nella sua espressione personale e sociale dal senso religioso da cui prendono forma i valori.
Nella responsabilità di fronte ai valori l’uomo ha a che fare con il potere, che cerca di governare i suoi desideri sottolineandone alcuni ed estromettendone altri attraverso mass media e scolarizzazione. Il panorama della vita sociale diventa grigio e si procede verso l’omologazione.
Una cultura della responsabilità non può che partire dal senso religioso, da cui scaturiscono tutti i desideri e i valori. Tale partenza porta gli uomini a mettersi insieme, generando movimenti che rendono dinamico tutto l’assetto sociale. I movimenti mostrano la loro verità nell’affronto dei bisogni in cui si incarnano i desideri: per far questo creano strutture operative e capillari, le opere.
Solo nel primato della società di fronte allo Stato si salva la cultura della responsabilità. Un partito che non favorisse o difendesse questa creatività sociale contribuirebbe a creare o a mantenere uno stato prepotente sulla società.
II. Il desiderio e la politica
Che l’assetto politico sia tutto teso a favorire l’urgenza della creatività dal basso è una questione di vita o di morte per la vita di un popolo. Tutte le mosse umane nascono da quel dinamismo costitutivo che è il desiderio. O si costruisce sul desiderio presente o si segue un’ideologia al potere che violenta la realtà.
Solo il desiderio spalanca l’uomo sulla realtà e quanto più si lascia libertà al crearsi delle comunità intermedie tanto più esiste un’umanità felice.
III. Affermare l’altro in quanto è
La democrazia nasce dall’esigenza naturale che la convivenza aiuti l’affermazione della persona e non la ostacoli. Lo spirito di una vera democrazia mobilita ognuno in un rispetto attivo verso l’altro, affermazione di lui nei suoi valori e nella sua libertà.
Solo nella carità cristiana questa affermazione trova la sua sicurezza, perché solo nella carità cristiana diventa noto il motivo ultimo del rispetto attivo verso gli uomini: l’altro, così come è, appartiene al mistero del Regno di Dio.
Articoli e interviste
Potere
Senza l’apertura originale al Mistero, l’uomo diviene preda della posizione prevalente, cioè del potere, e da questo è trascinato a perdere il senso di se stesso. Il progetto del potere che determina il mondo di oggi ostenta le parole «pace», «irenismo», «aperturismo», «apertura verso tutti» come slogan. Ma le usa come parole d’ordine in quanto distruggono l’identità, distruggono il popolo.
Opere
La responsabilità di un io libero rimette in moto la creatività, unica alternativa al dominio dell’ideologia eretta a sistema di vita, fino alla generazione di «opere» che rendono più umano il tempo della storia, cioè fanno vivere meglio la persona.
Politica
Uno Stato è l’ambito in cui un potere cerca di servire la realtà viva di un popolo. Ma il popolo, la gente, rispondendo alle esigenze originarie della propria natura e ai bisogni profondi della propria vita, normalmente tende a creare un fenomeno associativo in cui si attua immediatamente la solidarietà. Tale solidarietà cerca di darsi strumenti di risposta e questi il potere deve garantire.