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20/02/2020
Il presente volume è l’edizione in veste definitiva del testo omonimo pubblicato per la prima volta da SEI nel 1995 e riproposto l’anno successivo in edizione speciale, in allegato al mensile 30 Giorni (7/8, 1996), con l’aggiunta della Prefazione appositamente redatta da Christoph Schönborn.
In occasione della pubblicazione Rizzoli (2006) sono state apportate lievi revisioni all’edizione SEI (1996): sono stati corretti i refusi e uniformati i criteri redazionali di titolazione dei capitoli e dei paragrafi; gli indici e l’apparato note sono stati creati ex novo (le citazioni contenute nel testo sono state portate in nota a piè di pagina).
Il cammino al vero è un’esperienza raccoglie i tre scritti che «documentano le ragioni e le conseguenti notazioni metodologiche che accompagnarono il formarsi delle prime comunità d’ambiente» agli inizi del movimento di Comunione e Liberazione, allora detto di Gioventù Studentesca (dall’“Introduzione”, Rizzoli, 2006, p. 11); nel riproporli è stata posta particolare attenzione al rispetto della struttura originale dei testi.
Il volume si apre con la Prefazione di Schönborn (pp. 5-8; con lievi modifiche rispetto alla versione del 1996 apportate in seguito alla morte di Giussani).
I testi sono preceduti dall’“Introduzione” dell’Autore all’edizione SEI (1995) dal titolo “La nascita di un’esperienza” (2006, pp. 9-16; SEI, 1995, pp. VII-XII).
Nati spesso come appunti delle lezioni tenute la domenica mattina nella sede dell’A.C. a Milano, com’è detto nella stessa introduzione, i tre scritti sono «riflessioni sopra un’esperienza»; così, infatti, recita il titolo del primo, fondamentale libretto qui riportato: “Gioventù Studentesca. Riflessioni sopra un’esperienza” (pp. 19-80). Si tratta del volumetto G.S. riflessioni sopra un’esperienza, pubblicato nel 1963 (Editrice Nuova Favilla; ripubblicato senza variazioni nel 1964, pro manuscripto a cura di Gioventù Studentesca; la prima edizione, più sintetica, è del 1959).
Nel 1972, Jaca Book ripubblica l’edizione del 1963 in Tracce d’esperienza e appunti di metodo cristiano, volume che ripropone, in versione originale, i tre scritti ora contenuti in Il cammino al vero è un’esperienza.
Nel 1977, la parte iniziale “Direttive metodologiche per il richiamo” (1963, pp. 5-37; Rizzoli, 2006, pp. 25-53) diventa la terza appendice, dal titolo “Aspetti metodologici del richiamo cristiano”, del volume Tracce d’esperienza cristiana e altri scritti (Jaca Book, 1977, pp. 135-171; nuova edizione, 1991, pp. 87-108; rieditato in Opere: 1966-1992: Vol. 2, Jaca Book, Milano 1994, pp. 131-152, secondo dei due volumi che raccolgono gli scritti di Giussani editi da Jaca Book).
Nel 1996, in seguito alla prima edizione di Il cammino al vero è un’esperienza, quella stessa parte (“Direttive metodologiche per il richiamo” SEI, 1995, pp. 3-24; Rizzoli, 2006, pp. 25-53) è stata pubblicata anche in Litterae Communionis-Tracce con il titolo “Noi impariamo osservando la realtà; non applichiamo nostre idee alla realtà” (2 1996: inserto. Con successive traduzioni).
Nel 2006, con l’edizione Rizzoli, sono inoltre stati reintegrati i testi “Premessa alla prima edizione” (2006, p. 21; redatto per l’edizione 1959) e “Premessa alla terza edizione” (2006, p. 23; redatto per l’edizione 1963) che erano stati espunti dai volumi SEI (1995; 1996).
Il secondo testo è “Tracce d’esperienza cristiana” (pp. 81-125), pubblicato a Milano nel 1960 (Tracce d’esperienza cristiana, GIAC e Gioventù Studentesca, 1960).
Dopo la riedizione del 1972 (pp. 77-140), di cui sopra, Jaca Book l’ha riproposto integralmente nel volume Tracce d’esperienza cristiana e altri scritti (1977, pp. 13-88; nuova edizione 1991, pp. 15-60; rieditato in Opere: 1966-1992: Vol. 2, Jaca Book, 1994, pp. 61-104).
“Tracce d’esperienza cristiana” (SEI, 1996, pp. 45-75; Rizzoli, 2006, pp. 81-125) è stato inoltre oggetto di riflessione in conversazioni fra l’Autore e alcuni membri dell’associazione Memores Domini raccolte nei volumi della serie “Quasi Tischreden”; in particolare in «Tu» (o dell’amicizia) (BUR, 1997, T61, T64 e T75), Vivendo nella carne (BUR, 1998, T57 e T68), L’attrattiva Gesù (BUR, 1999, T86), Affezione e dimora (BUR, 2001, T73 e T76) e Una presenza che cambia (BUR, 2004, T48).
Il volume si chiude con “Appunti di metodo cristiano” (pp. 127-206. Appunti di metodo cristiano, pro manuscripto a cura di Gioventù Studentesca, 1964; riedizione Jaca Book, 1972, pp. 141-254).
I capitoli “Una grande premessa” (2006, pp. 129-133) e “L’incontro” (2006, pp. 135-157) sono stati pubblicati anche nel volume Tracce d’esperienza cristiana e altri scritti (Jaca Book, 1977) con i titoli “Una premessa di metodo” (pp. 91-99) e “L’incontro” (pp. 101-133; riedizione Jaca Book, 1991, pp. 63-85; Jaca Book, 1994, pp. 107-129).
- Per quanto riguarda il paragrafo “L’incontro come grazia” (2006, pp. 151-155), nel 1991 il mensile 30 Giorni ne propone il contenuto ad introduzione della traduzione integrale del Decreto sulla giustificazione, approvato nella sessione VI del Concilio di Trento del 1547 (“L’incontro come grazia”, 30 Giorni, 4 1991: pp. 36-37. Con successive traduzioni). Nel 2012, la rivista ripubblica lo scritto dell’Autore a commento del capitolo I e dei canoni 1 e 5 del medesimo decreto (“L’incontro come Grazia”, 30 Giorni, 1/2 2012: pp. 4-12. Con successive traduzioni). Il testo presenta alcune differenze rispetto alla precedente edizione del 1991, in quanto ha subito una lieve revisione in occasione della ripubblicazione in veste definitiva nella presente miscellanea, da cui è tratto.
Nel 1993, questo stesso paragrafo è stato pubblicato a “Conclusione” del volume miscellaneo Un avvenimento di vita, cioè una storia: Itinerario di quindici anni concepiti e vissuti (1993, pp. 463-469).
- Il paragrafo “L’incontro come esperienza” (punti 1, 2, 3 - 2006, pp. 156-157) ripropone parte del fascicolo L’esperienza (“L’esperienza cristiana”, 1963, pp. 8-9) che è poi diventato la sezione “Struttura dell’esperienza” del volume Il rischio educativo (Jaca Book, 1977, pp. 89-95; riedizione Jaca Book, 1988, pp. 93-99; Opere: 1966-1992: Vol. 2, Jaca Book, 1994, pp. 539-545; Il rischio educativo: Come creazione di personalità e di storia, SEI, 1995, pp. 53-56; Rizzoli, 2005, pp. 126-131). Nel 2002, lo scritto è stato riproposto integralmente in Litterae Communionis-Tracce con il titolo “L’esperienza” (4 2002: inserto. Con successive traduzioni).
Nel 1997, entrambi i paragrafi sopra citati sono riproposti nel capitolo “Un’esperienza educativa” del volume La gloria di Cristo ovvero la Sua vittoria nel tempo: I dogmi sulla grazia, a cura di Lorenzo Bianchi (SEI: 30 Giorni, 1997, pp. 141-145, pp. 147-149).
- Il paragrafo “Democrazia” (2006, pp. 189-193), parte del capitolo “Missione”, è stato pubblicato anche nel volume miscellaneo L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza (“Affermare l’altro in quanto è”, parte del capitolo “La politica”, Marietti, 2000, pp. 179-182. Con successive traduzioni).
Da aprile 2008 il volume è disponibile anche in edizione economica “BUR Saggi” (si tratta di una ristampa conforme all’edizione Rizzoli, 2006).
Il 26 marzo 2016, per iniziativa editoriale di RCS: Corriere della Sera, Il cammino al vero è un’esperienza esce in abbinamento al quotidiano nella collana “I manuali del Corriere della Sera”. Si tratta del sesto di dieci volumi dell’Autore in edicola settimanalmente.
Ogni volume è introdotto da una nuova presentazione; per Il cammino al vero è un’esperienza l’autore è Gualtiero Bassetti (pp. I-VII).
Il testo di Giussani è una ristampa conforme all’originale dell’edizione Rizzoli, 2006, comprensiva della Prefazione dell’allora arcivescovo di Vienna Christoph Schönbon (2016, pp; 5-8; Rizzoli, 2006, pp. 5-8).
Gioventù Studentesca. Riflessioni sopra un’esperienza
Direttive metodologiche per il richiamo
Per essere efficace il richiamo cristiano deve seguire precise direttive metodologiche: essere deciso come gesto, elementare nella comunicazione, integrale nelle dimensioni e comunitario nella realizzazione. La prima condizione perché sappia sfidare la mentalità di tutti è che sia elementare, cioè preciso nel ricordare gli elementi sostanziali dell’esperienza cristiana e libero di fronte a qualsiasi traduzione di essi. Le condizioni di questa elementarità sono la libertà (è alla persona singola che il richiamo cristiano si rivolge), l’azione (la continuità di un’adesione è facilitata da un «fare») e la concretezza (occorre essere attenti alla particolare situazione dell’altro a cui si offre il richiamo). L’«integralità nelle dimensioni» indica che l’annuncio deve rispettare le dimensioni fondamentali del gesto cristiano; esse sono la cultura (come scoperta di Cristo significato ultimo della realtà), la carità (come abbandono di sé al Mistero che si offre e come imitazione di Lui nella condivisione del bisogno degli altri) e la cattolicità (come condizione e orizzonte di una libertà autentica in azione). Infine, il richiamo cristiano richiede una realizzazione comunitaria. La comunità cristiana nasce, in primis, dall’adesione personale del singolo alla presenza della Chiesa. Questa tanto più è viva quanto più si differenzia in molteplici funzioni: tra queste la più significativa è quella dell’autorità, in quanto funzione unitaria della comunità. La comunione cristiana non è solo, però, un’unità di spirito, ma anche un’unità sensibilmente espressa, segno visibile della Sua presenza.
Sforzo per una realizzazione pratica: Gioventù Studentesca
Il punto di partenza per la realizzazione dell’esperienza di GS in un determinato ambiente è che ci sia una persona che senta in modo vivo e serio la realtà cristiana. La realtà di GS è data da coloro che si mettono insieme per l’ideale cristiano: da qui sorge il «raggio» il quale deve essere un dialogo, aperto a tutti, in cui ognuno comunica sé agli altri. I segni della maturità con cui si vive tale gesto sono la consapevolezza della ragione del proprio vivere, la capacità di mettersi in ascolto degli altri, la serietà con cui ci si prepara ed il rischio e la fatica di parlare di fronte a tutti. Il dialogo non può derivare, tuttavia, da una dialettica di idee, ma deve nascere dal paragone con una situazione concreta, quella «studentesca», che ha delle precise esigenze. Tra queste occorre ricordare la necessità di un richiamo continuo, l’agilità con cui ci si lega a determinate forme che traducono il richiamo, la differenziazione delle forme a seconda dell’età, il coinvolgimento dei ragazzi in responsabilità particolari che facilitino l’interesse per l’ideale e il richiamo ad un’attenzione per la vita scolastica in quanto tale (testi, professori). È nelle situazioni pratiche, però, che i ragazzi apprendono in maniera esistenziale gli ideali proposti. Per questo sulla vita dei raggi si innestano alcune attività indispensabili per la verifica del richiamo cristiano. Esse sono: le iniziative culturali in cui sperimentare il criterio cristiano come chiarificatore di tutta la realtà; l’attività caritativa in cui imparare, in un brano di tempo libero, a condividere la propria vita; l’attività missionaria per creare una sensibilità all’aspetto più profondo della carità: condividere il bisogno universale di seguire Cristo e la Chiesa. L’unità sensibile che si crea ha un «centro» che guida l’esperienza proposta: esso ha il suo fulcro nel vescovo e nei sacerdoti che egli sceglie. Il frutto di tale educazione è un ambiente nuovo dentro la scuola, in cui l’ideale cristiano è sentito come risposta integrale alla vita.
Tracce d’esperienza cristiana
Impostazione del problema umano
Nell’esperienza degli apostoli Cristo era l’unico nelle cui parole tutti i loro bisogni erano presi sul serio; anche oggi Egli si propone al nostro bisogno originale. Per questo per incontrare Cristo occorre innanzitutto impostare seriamente il proprio problema umano. La scoperta della natura delle proprie esigenze rende evidente che esse non possono essere risolte autonomamente: il sentimento dell’impotenza genera quella solitudine che descrive ogni seria esperienza umana. Ma la scoperta della propria solitudine, in realtà, non fa rimanere da soli: un uomo è veramente impegnato con la propria umanità quando dicendo «io» lo sente solidale con l’«io» degli altri. Fra questi esistono persone che sviluppano una comprensione più profonda dell’ambiente in cui sono. L’incontro con esse, nella misura della propria lealtà, porta a seguirle: in tale senso esse costituiscono delle autorità. L’uomo, poi, che scopre la propria impotenza vive la comunità con gli altri solo presentendo qualcosa al di là della propria situazione: la comunità avviene, infatti, solo dove c’è un aspettare insieme. Quando questa attesa è consapevole, diventa preghiera rivolta ad un Altro: prega chi è realista, chi considera cioè con serietà la propria esperienza umana.
Incontro con Cristo
L’unico genio che ha colto bene questi fattori umani è stato Gesù Cristo. L’incontro storico con quest’uomo costituisce l’incontro con il punto di vista risolutivo e chiarificatore dell’esperienza umana. I discepoli, dopo lo stupore iniziale, rimasero così colpiti da quello che disse che gli concessero la loro fiducia. Gli aspetti della personalità di Cristo che corrispondevano in modo così definitivo erano la sua autorevolezza e superiorità in ogni occasione e la padronanza assoluta che esercitava sulla natura. Il potere più suggestivo, però, era la capacità di svelare la natura profonda dell’uomo: penetrava senza fatica nel complicato groviglio del cuore umano. Inoltre, rivelava intelligenza di irresistibile dialettica ed una bontà sterminata. Di fronte quest’uomo sorse naturale la domanda: «Chi è costui?», alla quale egli rispose: «Io e il Padre siamo una cosa sola». I discepoli ben poco compresero, però trattennero in sé quella misteriosa risposta. Così, anche oggi, la propria fede adulta incomincia come personale risposta a questa domanda: «E voi chi dite che io sia?». La propria risposta coincide con il riconoscere Lui come unica possibile risposta al cammino umano.
Il dono dello Spirito
Senza l’avvenimento del suo Spirito l’uomo può imbattersi in Cristo riconoscendolo al massimo nella sua eccezionalità d’uomo; Egli rimarrebbe un richiamo alla dolorosa attesa umana e la chiave interpretativa per comprenderlo resterebbe ancora l’ambiguo limite del cuore umano. Solo il suo Spirito plasmò l’esperienza dei discepoli e permise loro di capire chi era Cristo, trasformando la loro esperienza da ansiosa e incerta a luminosa, sicura e forte. La comunicazione dello Spirito non è però un umano accorgimento né un’umana previsione, ma un puro dono. Nell’avvenimento di questo dono la solitudine umana è sciolta e l’esperienza dell’impotenza viene trasformata in un’energica capacità. Il superamento della solitudine, poi, spalanca l’uomo agli altri fin dalle profondità del proprio essere; la comunità diventa, così, dimensione essenziale del singolo. L’autorità suprema diventa quella in cui si trova il senso della propria esperienza: Gesù Cristo è questa autorità, la quale continua nella successione apostolica. Anche il grido umano viene plasmato divenendo preghiera: essa fa riferimento ad un «Tu» preciso e si traduce in una domanda chiara ed esauriente.
L’esistenza cristiana
Questa nuova cultura che nasce dall’esperienza dello Spirito obbliga ad una concezione della vita come servizio al suo Regno. Accorgersi della propria vocazione come servizio al tutto e impostare la vita seguendone il richiamo è l’impegno cui lo Spirito obbliga, dando la forza per iniziare e per essere fedeli. Il criterio non è più quello della mentalità dominante («Che cosa il tutto potrà darmi?»), ma diventa: «Come io potrò donarmi, con quel che sono, al regno di Cristo?». L’accettazione della vita come vocazione definisce l’esistenza come un profondo destino a condividere la Realtà da cui originalmente si nasce e da cui continuamente si dipende, quindi come carità. L’ambito di questa condivisione è illimitato: per questo, verifica definitiva dell’esistenza cristiana è la sua apertura, cioè la sua universalità.
Appunti di metodo cristiano
Una grande premessa
Il cristianesimo non nasce come scoperta della propria intelligenza ma per la presenza della «potenza di Dio»: questa si rivela in fatti e avvenimenti. La fondamentale espressione di tale potenza è Gesù Cristo. Il problema, dunque, è in che modo la realtà di Cristo raggiunge noi uomini oggi. Nella risposta a questa domanda si determina autenticamente la realtà del mistero cristiano. È attraverso la Chiesa che Egli ci raggiunge e ci genera ad una mentalità nuova: rendere presente la Chiesa, quindi, è la norma suprema del metodo cristiano. Perché questo accada occorre aver presente due nota bene: essa deve essere un’unità sensibilmente espressa e deve rispettare il nesso con il vescovo.
L’incontro
Nella trama del tempo è attraverso incontri che la potenza divina chiama gli uomini. La parola «incontro» indica sia qualcosa di imprevisto che qualcosa di reale. Seguire Cristo oggi è possibile nell’incontro con la Chiesa: essa è l’esperienza di un’umanità nuova che incontra la nostra. Gesù Cristo, innanzitutto, è stato il tipo fisico concreto di questa umanità. Il cristianesimo, infatti, non coincide con esperienze particolari accanto a quelle di tutti, ma con un modo diverso di vivere la realtà di tutti. Esso, comunque, non è vero incontro se non si identifica con una proposta: dal paragone con essa l’uomo può scoprire se corrisponde o meno alle proprie esigenze ultime. Chi non impegna tutto se stesso passando attraverso tale verifica rimarrà cristiano senza dire nulla di nuovo oppure se ne andrà via. Questi incontri che Cristo crea per prendere rapporto con l’uomo sono puro dono; non solo, anche la capacità di intenderne il richiamo e la verifica di esso sono doni di grazia. L’espressione, dunque, di una vera disponibilità di fronte al richiamo cristiano è l’atteggiamento di preghiera.
Comunione
La «comunione», per sua natura, è una forza irresistibile con cui Dio unisce a sé gli uomini: essa parte dalla persona di Gesù Cristo e investe tutta la storia. Chi entra in comunione con Lui entra in comunione con tutti coloro che il Padre gli ha dato: per questo la comunione dei cristiani nell’ambiente è la vera insostituibile testimonianza della Sua presenza. Essa è un avvenimento personale che tende a generare una vita di comunità nell’ambiente in cui si è. Ogni comunità è un luogo che educa alla comunione con Dio; affinché si realizzi tale educazione occorre che si rispetti la fondamentale regola della rivelazione, descritta dall’invito: «Seguimi». Le comunità d’ambiente sono strumenti educativi grazie ai quali può avvenire quel passaggio essenziale da un’adesione fondata sulla sola tradizione ricevuta ad una partecipazione qualificata da una convinzione personale. La prima espressione della comunione è la preghiera. Questa rappresenta il dinamismo essenziale generato dalla vita della comunità ed è attraverso di essa che lo Spirito penetra fino a trasformare la mentalità. È il riconoscimento di essere fatti da un Altro, continuamente voluti perché continuamente amati.
Missione
Gesù Cristo è stato mandato per riassumere in sé tutte le cose; questo fonda la certezza di essere tutti una cosa sola. Nella storia, tuttavia, questa verità non è ancora totalmente realizzata. Per questo chiunque partecipa alla vita della Chiesa partecipa anche alla sua missione, che è quella di abbracciare il mondo. Non essere aperti a questa possibilità significa privarsi di una dimensione essenziale del cristianesimo: la cattolicità. La missione inizia con la stessa vita della comunità d’ambiente, ma la sua dimensione adeguata è il mondo. Seguire chi nella comunità decide di vivere fino in fondo tale dimensione significa lasciare che la nostra mentalità si identifichi sempre più con gli interessi della Chiesa. La condizione per sviluppare socialmente una comunione missionaria è il valore della democrazia. Essa, tuttavia, non coincide tanto con una tecnica di convivenza sociale ma con un rispetto attivo dell’altro, con la carità, che trova il suo vero fondamento nel mistero di Dio e nella sua manifestazione storica.
Cultura
La partecipazione alla vita della comunità cristiana realizza una coscienza nuova dell’esistenza: la cultura che da essa nasce indica il punto di vista definitivo sulla realtà umana e del cosmo. Si può capirne l’originalità se si osserva, anche dal punto di vista storico, quale incremento definitivo abbia apportato alla formazione della cultura occidentale: la cultura greca, infatti, era giunta sino alla percezione dell’eccedenza dell’essere alla propria capacità di comprensione. «Il Verbo si è fatto carne e ha abitato fra noi», cioè la verità si è fatta presente senza veli, come una presenza concreta: questa è la logica nuova. Solo questa presenza realizza la definitiva metanoia e solo la prosecuzione reale di essa è l’ambito del protrarsi di questo cambiamento: per questo la comunità della Chiesa è la matrice della cultura cristiana. Il criterio nuovo nasce nel singolo in quanto egli la segue e le è fedele. Prendere sul serio la tradizione cristiana diventa perciò il primo grande dovere della nostra coscienza e della nostra vita culturale.