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16/10/2017
Giussani, Luigi. L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo. I libri dello spirito cristiano. Milano: Biblioteca Universale Rizzoli, 2003.
Nel 2003 Rizzoli ripubblica integralmente il volume miscellaneo L’avvenimento cristiano: Uomo Chiesa Mondo (1993, BUR “Supersaggi”) nella collana BUR “I libri dello spirito cristiano”. In tale occasione il testo è rivisto e vengono aggiunti l’apparato note (pp. 131-139), le fonti bibliografiche (pp. 141-144) e gli indici tematici (pp. 145-155).
Il volume è diviso in tre sezioni.
La “Parte prima. La libertà dell’uomo e l’avvenimento cristiano” comprende gli scritti “Il cristianesimo: incontro umano” (2003, pp. 7-25), testo inedito dell’intervento dell’Autore alla Giornata d’inizio anno degli universitari (Milano, 27 ottobre 1992), e “Dal Battesimo una creatura nuova” (pp. 23-25), intervento dell’Autore al Sinodo dei Vescovi sui laici (Roma, 9 ottobre 1987), uscito integralmente sull’agenzia di stampa ADISTA con il titolo Mons. Giussani: “Comunione vivente col Papa, luogo dell’ultima pace per ogni fedele” (22-23-24 ottobre 1987).
La sintesi dell’intervento è stata pubblicata in L’Osservatore Romano (11 ottobre 1987) e in CL-Litterae Communionis con il titolo “I movimenti ecclesiali forme storiche per la missione della Chiesa” (11 1987: p. 5. Con successive traduzioni).
Nel 1997, a dieci anni dal Sinodo, Litterae Communionis-Tracce ha riproposto il testo nella versione più ampia pubblicata da ADISTA, unitamente all’omelia e al discorso di Giovanni Paolo II ai Padri Sinodali del 30 ottobre 1987 (“Dal Battesimo un protagonista nuovo” in Litterae Communionis-Tracce, 9 1997: p. 51). Nel 2005 l’intervento dell’Autore è pubblicato nel numero di Litterae Communionis-Tracce interamente dedicato a Giussani (“Don Luigi Giussani, 15 ottobre 1922 - 22 febbraio 2005”, 3 2005: p. 86).
La “Parte seconda” intitolata “La Chiesa, corpo vivo di Cristo” raggruppa i seguenti interventi:
“Come nasce un movimento” (pp. 29-50), intervento di don Giussani alle vacanze internazionali di CL (Corvara, agosto 1989), già pubblicato con lo stesso titolo nel mensile 30 Giorni (2 1990: pp. 4-13), nella miscellanea Un avvenimento di vita, cioè una storia: Itinerario di quindici anni concepiti e vissuti: Interviste, conversazioni, interventi di monsignor Luigi Giussani a partire da registrazioni, non rivisti dall’autore (a cura di Carmine Di Martino. EDIT: Il Sabato, 1993, pp. 394-412) e nel volume Comunione e Liberazione: Un movimento nella Chiesa (a cura di Davide Rondoni. Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1998, pp. 71-85. Con successive traduzioni);
“Memoria, non devoto ricordo” (pp. 51-57), testo di una meditazione per il Giovedì Santo tenuta da Giussani agli universitari (Certosa di Pavia, 8 aprile 1993), già pubblicata con lo stesso titolo in CL-Litterae Communionis, 5 1993, inserto. Con successive traduzioni);
“L’avvenimento implica un metodo” (pp. 59-63), testo dell’intervento all’Assemblea responsabili di CL (Milano, 24 novembre 1992; nelle “Fonti” l’evento è erroneamente datato 10 ottobre 1992; BUR, 2003, p. 142), già pubblicato su CL-Litterae Communionis (1 1993, inserto. Con successive traduzioni) con il titolo “L’avvenimento è un metodo” (nel testo BUR è stato espunto il cappello introduttivo, BUR, 2003, p. 59);
“Il sacrificio più grande è dare la propria vita per l’opera di un Altro” (pp. 65-70), appunti rivisti dall’Autore relativi al Consiglio nazionale dei responsabili di CL (Milano, 15 febbraio 1992), testo pubblicato in CL-Litterae Communionis (4 1992: inserto), nel libretto Dalla fede il metodo: Conversazioni di Luigi Giussani: 1992-1994 (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1994, pp. 25-28) e in Litterae Communionis-Tracce (4 2005: pp. 1-7);
“L’appartenenza sorgente di moralità e di cultura” (pp. 71-77), sintesi dell’intervento di Giussani alla Giornata di fine anno degli adulti di CL (Milano, 30 maggio 1992), testo pubblicato con lo stesso titolo in CL-Litterae Communionis (7/8 1992, inserto. Con successive traduzioni); una versione più ampia e dettagliata dello stesso intervento era stata pubblicata nel giugno dello stesso anno con il titolo Appartenere a Cristo oggi. Appunti di un approccio al problema presi in una conversazione con don Luigi Giussani: Milano, 30 maggio 1992 (supplemento a Il Sabato, giugno 27, 1992, pp. 12-31).
La terza ed ultima parte è intitolata “La fede e le opere”. Fatta eccezione per il primo scritto, propone alcuni interventi dell’Autore alle Assemblee nazionali della Compagnia delle Opere (CdO).
“La carità costruisce per sempre” (pp. 81-86) è il testo di una conversazione con alcuni adulti di CL del Friuli a dieci anni dal terremoto svoltasi nell’ambito del convegno “Nella carità la solidarietà diventa opera” (Tarcento, 25 ottobre 1986). Lo scritto è stato pubblicato con lo stesso titolo in CL-Litterae Communionis (2 1987: pp. 22-24. Con successive traduzioni) e successivamente è stato rieditato come “La carità si fa opera” in Il lavoro dell’uomo: Interventi di monsignor Luigi Giussani (EDIT, 1988, pp. 17-21. Con successive traduzioni) e nella miscellanea L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza col titolo “Di fronte al bisogno, un’ipotesi positiva” (Marietti, 2000, pp. 134-147. Con successive traduzioni).
“Vivere con gioia la terra del Mistero” (pp. 87-91) è la sintesi di un intervento dell’Autore alla prima Assemblea nazionale della CdO (Milano, 5 dicembre 1987), pubblicata, con lo stesso titolo e senza variazioni, in Il lavoro dell’uomo (EDIT, 1988, pp. 23-26. Con successive traduzioni), in Le opere: “La fede senza le opere è morta” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1989, pp. 18-19, “Grandi Quaderni di Litterae Communionis 4”), in Corriere delle Opere (7 1991: p. 8-9 ) e nella miscellanea L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza con il titolo ”Dal cuore il lavoro, dal lavoro l’opera” (Marietti, 2000, pp. 91-95).
“Le opere: realismo e creatività della fede” (pp. 93-101; CdO, Milano, 4 marzo 1989) è stato pubblicato con lo stesso titolo in CL-Litterae Communionis (4 1989: pp. 8-11. Con successive traduzioni), riproposto identico nel fascicolo intitolato Le opere: “La fede senza le opere è morta” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1989, pp. 20-23, “Grandi Quaderni di Litterae Communionis 4”), in Corriere delle Opere (7 1991: pp. 10-12) e nel volume L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza (secondo paragrafo del capitolo “La compagnia si dilata in libertà”, Marietti, 2000, pp. 154-161).
“Veramente utili alla compagnia umana” (pp. 103-110; CdO, Milano, 26 gennaio 1991) è stato pubblicato con il titolo “La felicità e le opere” in Corriere delle Opere (3 1991: pp. II-IV), con il titolo “Perché tu sia felice” in CL-Litterae Communionis (3 1991: inserto. Con successive traduzioni), con il titolo “Veramente utili alla compagnia umana” in Corriere delle Opere (7 1991: pp. 13-15) e nella miscellanea L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza (primo paragrafo del capitolo “La compagnia si dilata in libertà”, Marietti, 2000, pp. 148-154).
“Le opere nascono solo quando uno ha il coraggio di dire “io”” (pp. 111-115; CdO, Milano, 14 marzo 1992) è stato pubblicato nel fascicolo Intanto qualcuno costruisce (atti del convegno, supplemento al Corriere delle Opere, 3 1992: pp. 5-8), in CL-Litterae Communionis (5 1992: inserto) e in L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza (Marietti, 2000, p. 99-102).
“Una passione per l’uomo” (pp. 117-121; CdO, Milano, 6 febbraio 1993) è stato pubblicato con lo stesso titolo nel fascicolo Una tensione ideale (atti del convegno, supplemento a Corriere delle Opere, 4 1993: pp. 7-10) e in L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza (Marietti, 2000, pp. 129-133. Con successive traduzioni) con il titolo “Creare una casa più abitabile per l’uomo”.
In “Appendice” è riportata l’intervista all’Autore dal titolo “Don Giussani: il potere egoista odia il popolo” (pp. 125-130), a cura di Gianluigi Da Rold, a conclusione del pellegrinaggio a Lourdes per il decennale del riconoscimento pontificio della Fraternità di CL (17 ottobre 1992) e pubblicata sul Corriere della Sera il 18 ottobre 1992 (p. 3). Il testo è stato rieditato in CL-Litterae Communionis (11 1992: pp. 60-63. Con successive traduzioni) con il titolo “Un problema di metodo” e, nel 2000, è stato posto in appendice alla miscellanea L’io, il potere, le opere: Contributi da un’esperienza (Marietti, 2000, pp. 214-219. Con successive traduzioni) con il titolo “Il potere egoista odia il popolo”.
Parte prima – La libertà dell’uomo e l’avvenimento cristiano
Il cristianesimo: incontro umano
La nostra è un’epoca in cui, pur essendo tornati di moda atteggiamenti vagamente e confusamente “religiosi”, Dio sembra non avere più a che fare con la vita. Tuttavia, eliminando il Mistero come dato della realtà, l’uomo è definito solo dai suoi antecedenti biologici: un soggetto, perciò, in balìa del potere. Egli, invece, è rapporto diretto con Dio: dall’affermazione cosciente di questa verità derivano alcune conseguenze. Innanzitutto, la possibilità della certezza e la conseguente capacità di costruzione; poi, il presentimento e l’immaginazione di un ideale dal quale prende avvio ogni impeto umano. Oltre a ciò, la coscienza del proprio male, che l’uomo è sempre tentato di fuggire, trovando insopportabile il proprio errore. L’uomo non conosce il volto del Destino. Questa possibilità, così auspicata dal cuore, si realizzerebbe solo nel caso in cui Dio stesso prendesse iniziativa diventando un avvenimento nella vita: in Cristo, ciò è accaduto. Nell’incontro con tale avvenimento accade una corrispondenza totale alle esigenze più profonde della ragione e del cuore umani. Imbattersi in questa Presenza crea, poi, una compagnia senza uguali, un popolo stando nel quale fiorisce ed attecchisce il fenomeno morale, come tensione continua al bene: non si vive più per se stessi, ma perché si realizzi il disegno di un Altro.
Dal Battesimo una creatura nuova
L’uomo di oggi stenta a percepire Cristo come risposta chiara e certa alla propria vita. Le istituzioni spesso non offrono tale risposta. Ciò che manca non è tanto la ripetizione letterale dell’annuncio cristiano, ma l’esperienza di un incontro. Il Mistero della Chiesa deve sempre risultare, quindi, presenza che muove, movimento. Ogni realizzarsi del Battesimo è dono dello Spirito che si incarna nel temperamento e nella storia di ciascuno. Questo dono può comunicarsi con una forza particolarmente persuasiva, così da suscitare una dinamica stabile di comunione, vivere la quale è un aspetto dell’obbedienza al grande mistero dello Spirito. Così sono sorti i movimenti ecclesiali, forme storiche con cui lo Spirito aiuta oggi la missione della Chiesa.
Parte seconda – La Chiesa, corpo vivo di Cristo
Come nasce un movimento
Un movimento nasce da una testimonianza vissuta. Cristo è il centro di tutta la vita. Tale verità è apparsa all’orizzonte dell’esperienza di don Giussani «per grazia di Dio, come un bel giorno» (Camus), quando l’insegnante di prima liceo lesse e spiegò la prima pagina del vangelo di San Giovanni: «Il Verbo di Dio si è fatto carne, perciò la bellezza, la bontà, la giustizia, la verità si è fatta carne».
Ma se Dio è diventato uomo, è qui e si comunica a noi, noi siamo «una cosa sola». Cristo è presente proprio attraverso l’unità di coloro che Egli sceglie. Se Lo riconosciamo, agisce, e la nostra vita diventa più umana. La comunità diventa luogo della memoria: coscienza di una Presenza che è incominciata nel passato e che dura nel presente: di questa realtà comunionale si possono descrivere alcuni aspetti. Innanzitutto, essa non sopprime la drammaticità del singolo nell’aderire alla proposta che gli è fatta. Vivere questa drammaticità fa scoprire che il gesto più espressivo della natura umana è la domanda, la preghiera; il sacramento è la preghiera più grande, in quanto domanda di tutto l’io.
Oggetto della domanda è l’affezione a Cristo, l’unico in grado di sostenere la vita perché capace di interessarla tutta, che genera quella letizia capace di abbracciare il sacrificio e fa scoprire l’importanza dell’istante quale punto d’incontro tra l’effimero e il Mistero. Un uomo non può aderire a Cristo se non percepisce che è vero oggi. La comunità, dove l’incontro con Cristo riaccade, è il luogo dell’appartenenza del nostro io: la legge della vita diventa, allora, l’obbedienza alla Chiesa.
Memoria, non devoto ricordo
«L’incontro con Gesù Cristo è un evento contemporaneo»: questa è l’essenza del carisma di CL. Nel vocabolario cristiano la parola memoria porta l’occhio su un momento del passato, ma che diviene sempre più grande nel tempo. Due condizioni. Prima di tutto l’incontro coincide con circostanze precise: «la fede è un’obbedienza di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siamo stati consegnati» (Ratzinger). In secondo luogo, la strada alla certezza su Cristo è definita dalla curiosità destata dall’incontro.
L’avvenimento implica un metodo
La parola avvenimento indica il metodo scelto da Dio per salvare l’uomo: una compagnia umana in cui la Sua presenza si rende sperimentabile. Tale parola, tuttavia, è la più difficilmente compresa e accettata dalla mentalità moderna, in quanto indica una coincidenza fra il reale sperimentabile e il soprannaturale. Poiché l’avvenimento coincide con un metodo, la nostra risposta ad esso è un’obbedienza alla modalità con cui si è posto e si pone, cioè è una obbedienza al carisma.
Il sacrificio più grande è dare la propria vita per l’opera di un Altro
Il vero protagonista della storia è un’unità di popolo il cui valore ontologico trova la sua radice nella presenza di Cristo. Da questo ne emerge anche il valore morale: l’unità è frutto anche della libertà, come riconoscimento e consenso. La formula morale più indicativa per la prassi di vita cristiana è che il sacrificio più grande è dare la propria vita per l’opera di un Altro. Quest’Altro (che è Cristo nella sua Chiesa) comporta sempre il riferimento a qualcosa di storico e concreto. L’essenza del carisma è riassumibile in tre fattori: l’annuncio che Dio è diventato uomo (lo stupore e l’entusiasmo di questo); l’affermazione che questo uomo è presente in un segno di «concordia», di unità di popolo; e ancora, che solo nel rapporto con la Sua presenza l’uomo può essere veramente se stesso.
Identificandosi con la responsabilità di ognuno, il carisma si flette secondo la generosità di ciascuno. Il paragone con il carisma così come è emerso all’origine è la preoccupazione più grande che occorre avere e si realizza in due modi: innanzitutto il paragone con la persona determinata con cui tutto è cominciato; poi i testi lasciati e il seguito delle persone indicate come punto di riferimento. Parlare di un carisma senza riferimento storico sarebbe parlare di un carisma non cattolico.
L’appartenenza sorgente di moralità e cultura
Il riconoscersi insieme perché Cristo è presente sviluppa un senso dell’appartenenza che è costitutivo della persona stessa. La compagnia di Cristo alla vita si chiama Chiesa nella sua completezza ultima. Ma il suo valore di Chiesa si concretizza fino a diventare valore e verità del movimento. La dimostrazione che nella compagnia è presente Cristo sta in ciò: essa è fatta di gente che, se rimane fedele, nel tempo cambia. Vivere l’appartenenza significa che la legge della vita è l’obbedienza al Mistero presente dentro la compagnia. Dalla compagnia nasce una vera concezione del problema morale e in essa si risolve anche il problema culturale.
Parte terza – La fede e le opere
La carità costruisce per sempre
Ogni uomo di buona volontà di fronte al bisogno si mette in azione, ma se è leale con se stesso, sente la propria azione impotente di fronte alla soluzione del male. Le due parole che suggeriscono la strada perché una solidarietà diventi contributo chiaro alla ricostruzione di un popolo sono cultura e carità. La cultura è legame tra il particolare e l’orizzonte totale, per cui il gesto di solidarietà del singolo si collega a qualcosa di più grande. La carità aggiunge alla solidarietà la consapevolezza dell’imitazione del Mistero dell’essere che è legge per l’uomo. Solo così l’uomo diventa veramente creatore, cioè soggetto di opere.
Vivere con gioia la terra del Mistero
Il Mistero che fa tutte le cose ha una dinamica espressiva che affonda nella realtà trinitaria, ma che si riverbera fuori di sé, creando. Anche per noi il lavoro è la modalità espressiva del nostro essere. Ma il nostro essere è sete di felicità; perciò ogni opera che si intraprende non può sottrarsi alla ricerca di una soddisfazione piena. Tale aspirazione al compimento si chiama «senso religioso». Il lavoro deve perciò servire ed essere in funzione della verità e della felicità a cui l’uomo aspira. Cristo ha stabilito nella storia l’appartenenza a una realtà in cui la suprema preoccupazione è quella del destino: la Chiesa.
Le opere: realismo e creatività della fede
L’avvenimento cristiano genera realismo e vera capacità di rispondere al bisogno di tutti. L’opera, cioè il tentativo di rispondere ai bisogni di cui è tramata l’umana esistenza, descrive l’uomo come imitazione di Dio e come prosecuzione nella storia della figura di Cristo. L’esperienza cristiana rende ipersensibili al bisogno dell’altro. Essa non è innanzitutto luogo di progetti, ma la testimonianza di un cambiamento in atto: dentro l’operato quotidiano domina la dimensione nuova della gratuità. L’obiettivo primario di questa compagnia è favorire perciò la nascita di opere sociali che rispondano ai problemi della società. Si diventa capaci di creare opere di questa natura, tuttavia, solo se si è leali, intensi e generosi con il proprio lavoro quotidiano. Per avere questa sensibilità propria dell’esperienza cristiana occorre un impegno: chiedere ogni mattina la sapienza di Dio.
Veramente utili alla compagnia umana
Felicità è la parola che descrive tutto il movimento dell’agire umano. Il Signore chiama l’uomo alla vita perché sia felice. C’è una legge perché tutto questo si realizzi: occorre imparare ad abbracciare condizioni che non definiamo noi e questo implica una fatica. Non bisogna, però, temerla perché da quando Dio si è fatto uomo, addossandosi la condizione umana, la fatica ha iniziato a portare un nome che la definisce in tutta la sua ragionevolezza: croce. La creatività ci fa partecipare al gesto con cui Dio ha tratto ogni cosa dal nulla in vista di un destino che nella storia ha assunto un nome, Cristo.
Le opere nascono solo quando uno ha il coraggio di dire «io»
Come i valori rimangono astratti quando non vi è nessuno che ha il coraggio di dire «io» così anche le opere nascono solo quando uno ha il coraggio di dire «io». Questa è l’origine di un’opera. Ma come non si nasce da soli e non si può vivere da soli, così non si può rispondere ai bisogni da soli. Il lavoro diventa sintesi ultima del rapporto che l’io ha con la realtà che lo sollecita verso il destino, cioè verso Cristo, e sintesi tra questa sollecitazione della realtà e il rapporto con tutti coloro che riconoscono il Signore presente. Tale sintesi tra umano e divino si chiama preghiera, perciò il lavoro è la preghiera reale e non esiste preghiera se non è lavoro.
Una passione per l’uomo
L’amicizia è un aiuto a camminare verso il Destino. Il Destino per gli uomini è un amico: Cristo. La compagnia cristiana deve essere tesa a «creare una casa più abitabile» per gli uomini, perché l’oggetto della passione del cristiano è l’uomo nella sua concretezza evidente. Questo affascinava chi incontrava Cristo: una passione per l’uomo. È questa carità di Cristo che dobbiamo imitare; essa è il fattore che contesta e penetra tutti gli altri fattori dell’esperienza umana e genera un popolo che non potrebbe sorgere altrimenti. L’estrema convenienza della vita è la gratuità fatta penetrare negli «interstizi dei nostri calcoli».