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18/10/2019
Giussani, Luigi. Realtà e giovinezza. La sfida. [A cura di Julián Carrón]. Milano: Rizzoli, 2018.
Volume miscellaneo che raccoglie interventi dell’Autore ai giovani e sui giovani. I testi sono frutto di dialoghi con studenti liceali e universitari, lezioni, conferenze, interviste e saggi editati fra 1956 e il 1994.
L’opera fu pubblicata per la prima volta nel 1995 per i tipi di SEI. La nuova edizione Rizzoli, 2018, a cura di Julián Carrón, è emendata da errori, imprecisioni e refusi dell’edizione precedente e presenta un ampio apparato di note. Eventuali variazioni apportate a singoli testi sono segnalate nei capitoli specifici.
Apre il testo la Prefazione appositamente redatta da Julián Carrón (pp. V-VIII).
Segue la “Premessa” (pp. IX-XI) redatta da Giussani nel febbraio 1995 per l’edizione SEI (1995, pp. VII-VIII).
L’“Introduzione” è costituita da due capitoli:
“La giovinezza è un atteggiamento del cuore” (pp. 5-8; SEI, 1995, pp. 5-7) è un articolo, pubblicato nella rivista La Traccia (aprile 15, 1985, pp. 247-248), in cui sono sottolineati i punti salienti della lettera apostolica di Giovanni Paolo II Dilecti Amici (Roma, 31 marzo 1985);
“Uno sguardo vero”(pp. 9-15; SEI, 1995, pp. 8-12) è un’intervista di Renato Farina all’Autore uscita sul settimanale Il Sabato con il titolo “Quello sguardo d’amore fa durare la giovinezza” (aprile 6, 1985, pp. 9-10). Nel 2004 il testo è riproposto senza variazioni nel volume miscellaneo Un caffè in compagnia: Conversazioni sul presente e sul destino (a cura di Renato Farina. Rizzoli, 2004, pp. 57-72).
Nella versione dello scritto inclusa in Realtà e Giovinezza. La sfida (SEI, 1995, e Rizzoli, 2018), invece, alcune domande di Farina sono state modificate e sintetizzate.
La “Parte prima” intitolata “Ai giovani” si apre con il capitolo “Contro il dubbio, per la ragione” (pp. 19-25; SEI, 1995, pp. 15-20), frase che fu il tema centrale dell’incontro ideato da Gioventù Studentesca svoltosi a Milano alla Comuna Baires il 18 febbraio 1986.
Il testo, uscito originariamente su Il Sabato con il titolo “De Juventute” (a cura di Renato Farina. Il Sabato, marzo 8, 1986, pp. 15-16), nel 2004 diviene il capitolo “De Juventute” del volume Un caffè in compagnia: Conversazioni sul presente e sul destino (a cura di Renato Farina. Rizzoli, 2004, pp. 73-82).
Segue “L’io e la grande occasione” (pp. 27-39; SEI, 1995, pp. 21-30), lezione tenuta agli Esercizi spirituali degli universitari (CLU, 10-12 dicembre 1993) e pubblicata nel marzo 1994 in Litterae Communionis-Tracce (3 1994: inserto. Con successive traduzioni). Nello stesso anno il testo esce anche nella raccolta Dalla fede il metodo: Conversazioni 1992-1994 (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1994, pp. 7-16, “Quaderni 2”. Con successive traduzioni).
“Un luogo dove dire «io» con verità” (pp. 41-55; SEI, 1995, pp. 31-42) è il testo relativo a un incontro con alcuni studenti responsabili di GS svoltosi a Rimini il 13 settembre 1992, già pubblicato nel volumetto Un luogo dove dire Io con verità, con la dicitura “Appunti non rivisti dall’Autore” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1992. Con successive traduzioni); poche differenze di carattere redazionale.
“Oltre il muro dei sogni” (pp. 57-70; SEI, 1995, pp. 43-53), testo edito in origine da Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo con la dicitura “Appunti non rivisti dall’Autore” (1991. Con successive traduzioni), riporta un dialogo con alcuni studenti di Gioventù Studentesca, che ebbe luogo a Cervia il 13 settembre 1991. In occasione della ripubblicazione nel volume SEI (1995) il testo è stato revisionato, sono stati corretti i refusi e sono stati eliminati eventuali riferimenti a persone precise.
Nel 2010, questi ultimi due interventi sono riproposti, nella forma edita in SEI, 1995, in Vivere intensamente il reale: Scritti sull’educazione, volume antologico che raccoglie alcuni testi dell’Autore (a cura di Julián Carrón. Editrice La Scuola, 2010, pp. 97-114, pp. 115-132).
“Perché il cuore viva” (pp. 71-87; SEI, 1995, pp. 54-68) è la sintesi di una lezione tenuta a Rimini agli Esercizi spirituali del CLU (12 dicembre 1992), pubblicata per la prima volta nell’edizione SEI di Realtà e giovinezza. La sfida.
“Una fede ragionevole” (pp. 89-96; SEI, 1995, pp. 69-75) è frutto del dialogo con studenti di GS della diocesi di Milano, avvenuto il 10 maggio 1989. Nelle “Fonti” del volume SEI, 1995 (p. 211) l’evento è erroneamente datato settembre 1989. Il testo era stato pubblicato per la prima volta con il titolo “Risposte ai giovani” in Litterae Communionis-Tracce (10 1989: pp. 4-7. Con successive traduzioni).
“La certezza di una presenza” (pp. 97-118; SEI, 1995, pp. 76-93) è il testo di un dialogo con i responsabili di GS sul tema “Uno scopo nella vita”, svoltosi a Cervia l’1 novembre 1994 e pubblicato per la prima volta quello stesso anno nel volumetto della collana “Quaderni” Realtà e giovinezza: la sfida: Appunti da conversazioni di Luigi Giussani con un gruppo di universitari e con studenti medi, con il titolo “Responsabili Gioventù Studentesca” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1994, pp. 31-63). L’anno successivo il testo è riproposto con lo stesso titolo nella miscellanea Realtà e giovinezza. La sfida (SEI, 1995, pp. 94-108. Con successive traduzioni). In occasione di questa ripubblicazione (SEI, 1995) il testo è stato revisionato: corretti i refusi ed eliminati eventuali riferimenti a persone precise.
ll capitolo “Amanti della verità” (pp. 119-138; SEI, 1995, pp. 94-108) è la “Sintesi” dell’Equipe del CLU tenutasi a Milano il 26 ottobre 1994. La redazione del testo qui proposta è differente rispetto alle edizioni precedenti: la prima pubblicata con il tiolo “Equipe universitari” nel libretto Realtà e giovinezza: la sfida: Appunti da conversazioni di Luigi Giussani con un gruppo di universitari e con studenti medi (“Quaderni”. Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1994, pp. 3-30. Con successive traduzioni) e la seconda pubblicata nell’edizione SEI, 1995 di Realtà e giovinezza. La sfida (pp. 94-108).
Nell’edizione Rizzoli, 2018, di Realtà e giovinezza. La sfida il testo è infatti editato nella forma redazionale definitiva proposta nel 2014 in In cammino, ottavo volume della serie “L’equipe” (“Amanti della verità”, in BUR, 2014, pp. 243-266). In occasione della redazione dei volumi di tale serie tutti gli scritti sono stati rivisti sulla base della documentazione, scritta e audio, conservata nell’Archivio della Fraternità di Comunione e Liberazione. Come riporta la Nota editoriale (BUR, 2014, p. 6), per quanto riguarda la forma dialogica delle assemblee e delle conversazioni è stato seguito «il criterio della fedeltà a ciò che è stato detto così come è stato detto», perché condizione essenziale per la comprensione del contenuto esposto dall’Autore; nel passaggio dalla forma orale alla forma scritta, sono state eliminate espressioni incidentali non essenziali e sono stati esplicitati i riferimenti contenuti nel testo.
“L’incontro con un Altro mi realizza” (pp. 139-146; SEI, 1995, pp. 109-114) è il testo di un intervento nell’ambito del XV Convegno giovanile per universitari indetto dalla Pro Civitate Christiana (Assisi, 27-31 dicembre 1960), pubblicato con il titolo Dalla speranza la pienezza della gioia in La Chiesa di Cristo è ormai superata?: Lezioni tenute al XV Congresso Giovanile di Assisi (Edizioni Pro Civitate Christiana, 1961, pp. 58-65).
Nel 1995, il testo, con minime modifiche formali, è inserito in Realtà e giovinezza. La sfida con il titolo “L’incontro con un Altro mi realizza” (SEI, 1995, pp. 109-114. Con successive traduzioni).
Nel 1997 è nuovamente pubblicato con il titolo originale, “Dalla speranza la pienezza della gioia”, in Porta la speranza: Primi scritti (Marietti, 1997, pp. 155-162. Con successive traduzioni). L’ultimo paragrafo, che nelle precedenti edizioni era intitolato “La nostra risposta al dono dello Spirito”, è suddiviso in tre paragrafi distinti: “La nostra risposta alla promessa di Dio”, “La realtà presente di Cristo” e “Il sublime nella vita di ogni giorno” (1997, pp. 159-162). In quest’ultima forma il testo è proposto anche nel presente volume (Rizzoli, 2018).
Chiude la prima parte il capitolo “La forza morale per riconoscere una presenza” (pp. 147-154; SEI, 1995, pp. 115-121), sintesi di un intervento agli Esercizi spirituali del CLU a Riva del Garda nel 1980, pubblicato per la prima volta nell’edizione SEI di Realtà e giovinezza. La sfida (1995, pp. 115-121). Nel gennaio 1980 vi furono due turni di esercizi spirituali, si ipotizza che il testo sia relativo al primo turno che si tenne dal 24 al 26 gennaio (dato reperito presso l’Archivio della Fraternità di Comunione e Liberazione). L’evento di riferimento indicato nelle “Fonti” del volume SEI, 1995, p. 212, è errato.
La “Parte seconda”, dal titolo “Sui giovani”, si apre col capitolo “Risposte cristiane ai problemi dei giovani” (pp. 157-186), in origine un volumetto edito dalla Gioventù Italiana di Azione Cattolica nella collana “Fonte Seniores” come strumento di riflessione per l’anno 1956 (GIAC, 1956). Nel 1961 il testo, ampiamente modificato (pur essendo stata mantenuta l’originale divisione per capitoli, sono stati inseriti nuovi paragrafi), è rieditato nella pubblicazione Quaderni de l’Azione Giovanile (2, febbraio 1961) legata alla rivista della Presidenza diocesana della GIAC L’azione Giovanile. Luigi Giussani e Luigi Olgiati risultano entrambi curatori del testo. Come si desume dal paragrafo introduttivo “Avvertenza per i dirigenti di associazione” (1961, p. 2), esiste una versione di questa edizione, messa in vendita in forma autonoma, dalla quale sono stati espunti sia il suddetto paragrafo introduttivo, sia la dicitura Quaderni de l’Azione Giovanile.
Nel 1988 Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo ripubblica il volumetto del 1956 nella collana “Quaderni” (16, 1988).
Nel 1995 lo scritto è pubblicato nella sua forma originale anche nella prima edizione della presente miscellanea (Realtà e giovinezza. La sfida. SEI, 1995, pp. 125-147).
“Crisi e possibilità della gioventù studentesca” (pp. 187-198) è il resoconto di una lezione tenuta alla XI Settimana di spiritualità promossa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano, 2-7 maggio 1960), pubblicato in La gioventù attuale e i problemi della spiritualità, Vita e Pensiero, 1961, pp. 29-40).
Nel 1995 il testo diviene il capitolo omonimo di Realtà e giovinezza. La sfida (SEI, 1995, pp. 148-157) e nel 1997 è rieditato nel volume miscellaneo Porta la speranza: Primi scritti (Marietti, 1997, pp. 16-27. Con successive traduzioni).
Nel 2006 l’intervento è riproposto dalla rivista internazionale di teologia e cultura Communio con il titolo “Crisi della gioventù, crisi dell’educazione” (207 2006: pp. 28-36).
“Ragione e compagnia” (pp. 199-203) corrisponde al paragrafo “Tempi e contesti nell’attuazione di un metodo” del capitolo “Spunti introduttivi per la nuova edizione” del volume Il rischio educativo (Jaca Book, 1988, pp. 25-29). Il capitolo era stato redatto nel giugno 1986 a “Introduction” dell’edizione francese dell’opera intitolata Le risque éducatif (Nouvelle Cité, 1987, pp. 7-25).
Nel 1995 è riproposto nel volume Il rischio educativo: Come creazione di personalità e di storia (SEI, 1995, pp. 14-17; ora in Il rischio educativo. Rizzoli, 2005 e 2014, pp. 58-64) e nella prima edizione della presente miscellanea (Realtà e giovinezza. La sfida. SEI, 1995, pp. 158-161).
“Libertà di educazione” (pp. 205-216) è il testo di una conferenza dal titolo “Educare, il grande compito della vita” tenutasi a Bergamo il 15 febbraio 1985 all’interno del ciclo “A scuola di libertà”, pubblicato in CL-Litterae Communionis con il titolo “Educare, il grande compito della vita” (5 1985: pp. 14-17). Nel 1995, in occasione della ripubblicazione in Realtà e Giovinezza. La sfida il testo è stato revisionato e ampliato (SEI, 1995, pp. 162-171).
Il capitolo “L’educazione come comunicazione di sé” (pp. 217-233) è il resoconto di un colloquio tra alcuni educatori e l’Autore promosso dal Dipartimento educazione di Istra (Milano, novembre 1990) e pubblicato nel medesimo anno nell’opuscolo Agli educatori: L’adulto e la sua responsabilità con il titolo “Milano 1990” (Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, pp. 87-103, “Quaderni, 7”).
“La famiglia, il luogo naturale” (pp. 235-241) è il testo di una lezione tenuta al corso “Una cultura per la famiglia” (Sindacato delle famiglie, Milano, 19 novembre 1986) e pubblicato in Litterae Communionis-Tracce (“La famiglia luogo di educazione all’appartenenza”, 1 1987: pp. 16-19. Con successive traduzioni) e in seguito nell’opuscolo della collana “Quaderni” La famiglia: Lezioni di Luigi Giussani, Luigi Negri e Rocco Buttiglione. Conversazioni tra adulti impegnati in iniziative di sostegno alla famiglia, con il titolo “Un luogo di educazione all’appartenenza” (supplemento a CL-Litterae Communionis, 3 1988: pp. 7-13. Alcune differenze nella suddivisionne dei paragrafi e qualche refuso). Nel 1995 lo scritto diviene il capitolo “La famiglia, il luogo naturale” di Realtà e giovinezza. La sfida (SEI, 1995, pp. 186-191; è stata operata un’attenta revisione che ha portato a modifiche nella suddivisione in paragrafi, a lievi variazioni nel testo e alla correzione dei refusi).
Si segnala che nel paragrafo “Il metodo per educare all’appartenenza”, punto “d) Il rischio”, la frase “Proprio perché l’appartenenza è legame e responsabilità, lo spazio della responsabilità salva la santità e l’umanità del legame” è da leggersi “Proprio perché l’appartenenza è legame e responsabilità, lo spazio della responsabilità salva la sanità e l’umanità del legame” (Rizzoli, 2018, p. 241; SEI, 1995, p. 191. Dato verificato presso l’Archivio della Fraternità di Comunione e Liberazione).
Il capitolo “La carità legge dell’essere” (pp. 243-248) riproduce integralmente l’opuscolo Il senso della caritativa, pubblicazione del 1979 (supplemento a CL-Litterae Communionis, 2, 1979; traduzioni), che è a sua volta una riedizione, con lievi variazioni, del testo dallo stesso titolo pubblicato nel 1960 nella rivista Milano Studenti (5 1960: pp. 10-11; prima edizione come opuscolo autonomo: Il senso della caritativa, a cura di Gioventù Studentesca, pro manuscripto, 1961; successive ristampe: supplemento a CL-Litterae Communionis, 5, 1984; Il senso della caritativa, Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, 1996, 2010 e 2018 in https://it.clonline.org/pubblicazioni/altri-testi/varia/il-senso-della-caritativa-1961-2012 [link verificato in data 3/10/2018]. Con successive traduzioni).
Lo scrittto, uscito originariamente senza il nome dell’Autore, è rimasto tale fino al 1995, quando è stato incluso nella prima edizione della presente miscellanea editata a nome di Giussani; i testi pubblicati nelle due edizioni di Realtà e giovinezza. La sfida sono identici (SEI, 1995, pp. 192-196, e Rizzoli, 2018).
Il testo in questione ha avuto origine da appunti di un incontro svoltosi a Milano il 20 dicembre 1959 fra Giussani e alcuni giessini che gratuitamente si recavano a fare compagnia ai bambini nelle cascine della Bassa milanese, gesto indicato con il nome di caritativa (appunti pubblicati nel fascicolo La legge della Bassa, supplemento a Litterae Communionis-Tracce, 11 1998. Con successive traduzioni).
In “Appendice”, con il titolo “La felicità, il dolore, la scelta di Dio, la compagnia” (pp. 251-258; SEI, 1995, pp. 199-205), sono riportati alcuni brani della pubblicazione 74 domande risposte: Da una conversazione di alcuni responsabili del movimento con don Luigi Giussani sui temi trattati durante gli Esercizi spirituali di CLL e della Fraternità dal titolo “Questa cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda...”, svoltisi a Rimini dal 2 al 4 aprile 1993 (supplemento a Litterae Communionis-Tracce, 6 1993. Con successive traduzioni). Sono stati riprodotti integralmente i seguenti paragrafi: “La felicità”, 1993, pp. 3-5, “Il dolore”, pp. 6-7, “La scelta di Dio”, p. 8, “La compagnia”, pp. 13-17 dell’edizione 1993.
Chiudono il volume la “Legenda” (pp. 259-260), le “Fonti” (pp. 261-263; corrette le imprecisioni presenti nell’edizione SEI, 1995, pp. 211-212) e gli “Indici” (pp. 265-278).
2019 BUR
La miscellanea è rieditata in edizione economica nella collana “Best BUR” (nessuna variazione al testo). [P. M.]
INTRODUZIONE
La giovinezza è un atteggiamento del cuore, pieno di positiva attesa e di sorpresa per l’incontro con una compagnia che offre le ragioni per approfondire la coscienza della realtà. Se non si parte da un’ipotesi positiva, non si cresce. L’atteggiamento da evitare è quello del dubbio, fondato su criticismo e scetticismo. Per scuotere la coscienza dell’uomo ci si deve imbattere in persone amiche, strumento del Suo amore. L’unico modo per rimanere sempre giovani è continuare a domandare che Dio si manifesti, fino a domandare con insistenza, accompagnati da chi ha già sperimentato la drammaticità di questa supplica.
PARTE PRIMA: AI GIOVANI
Contro il dubbio, per la ragione
Per rimanere giovani occorre avere un ideale e non essere mai tranquilli: il cuore deve aver sempre sete di qualcosa di infinito che si rende vivo già nell’istante. La differenza tra sogno e ideale è che il primo non si realizza nel presente, e chi segue i sogni prima o poi viene pervaso dal dubbio. Il dubbio, poi, è il maggior nemico della certezza, unica possibilità di costruire qualcosa nella vita.
L’io e la grande occasione
Senza l’impegno della libertà ci si dimentica della propria statura, del fatto, cioè che dietro l’esperienza umana di insaziabilità si cela un Destino immortale. Ciò che permette di abbracciare tale Destino è il senso del Mistero, che è l’apice della ragione. Quanto più un uomo ha il senso del Mistero tanto più riconosce che nulla dipende da lui. Questa dipendenza si afferma nell’offerta delle proprie azioni per la salvezza del mondo, perché Colui che dà consistenza alla realtà è Cristo.
Un luogo dove dire io con verità
C’è qualcosa che va oltre ogni possibile soddisfazione. L’unico luogo in cui l’io viene valorizzato è la religione, e l’esigenza di felicità è presa sul serio solo nella Chiesa di Cristo. Quanto più si ha vivo il senso religioso tanto più si percepisce la distanza dall’infinito e non si pretende di essere l’infinito. Solo Cristo è l’infinito ed è presente. Egli è dentro la compagnia di coloro che sono insieme perché c’è Lui. Ognuno è chiamato a far nascere un popolo perché Cristo sia conosciuto. Così la vita diventa missione affinché gli uomini Lo conoscano.
Oltre il muro dei sogni
Il cuore è ciò di cui l’uomo è fatto ed esso vive per una bellezza. Il cuore è fatto per l’ideale fissato dalla natura. Mentre i sogni sono un’illusione, l’ideale si realizza davvero, perseguendo la direzione dettata dalla natura. La felicità è quell’esperienza che fa tendere al Destino. Pretendere la felicità è un sogno; perseguirla è un ideale. Il Destino è diventato Uno tra noi, e si chiama Gesù Cristo. La vocazione è abbracciare le circostanze per realizzare ciò che Cristo chiede. L’ideale è la cosa più presente che ci sia. La nostra compagnia ci aiuta a riconoscere Cristo, perché non può esserci un io senza un noi. Il segno più incisivo della verità della compagnia è la parola perdono.
Perché il cuore viva
Il sacrificio è la condizione di distacco per mantenere quello che si ha. Ciò è possibile solo se non ci si chiude, ma se si vive l’appartenenza, guardando all’altro nella prospettiva del suo Destino. Quanto più si vive l’appartenenza tanto più si cresce. Quanto più si accettano le condizioni in cui si è chiamati a vivere, tanto più cresce il proprio io. Accettare il dolore costringe ad abbracciare la certezza del Destino da cui l’uomo trae origine. Egli diviene cosciente di sé quando si accorge di essere teso ad un compimento. Seppur limitato, se accetta il mistero di cui è fatta la realtà, è chiamato a partecipare dell’Infinito. La vocazione è la modalità storica con cui Dio chiama. Quanto più si va incontro alla realtà con un cuore grande, tanto più si accetta ciò che la realtà dà da vivere. Per accettare la realtà sono state date all’uomo intelligenza ed affettività, che si sviluppano solo nell’appartenenza a una compagnia vocazionale.
Una fede ragionevole
Quante volte l’uomo afferma delle ragioni che poi tradisce col proprio cuore! L’uomo che voglia dire io con verità deve aderire col cuore alla ragione. Questa adesione si chiama moralità. Poiché dietro c’è sempre una fatica, bisogna avere chiaro l’ideale in modo che il cuore vi aderisca più facilmente. È la memoria che rende sempre più familiare l’ideale. Con Cristo l’uomo è più umano e l’unico criterio è la corrispondenza al proprio cuore. L’unica cosa di cui l’uomo si deve preoccupare è di amare l’ideale, e attraverso le circostanze gli si chiarirà la propria missione.
La certezza di una presenza
L’uomo ha due alternative: o il nichilismo o l’abbraccio con un uomo che gli si fa incontro dopo l’attesa. A causa della divulgazione degli strumenti del potere l’uomo è plagiato e la gente è omologata anziché appartenere veramente a un popolo. L’unico scampo all’omologazione è il cambiamento di mentalità. La mentalità cristiana infatti afferma che la vita è responsabilità e libertà, perché ciò che non è liberamente mio mi schiaccia. Il cristiano parte sempre da una certezza morale, dalla certezza di quella presenza misteriosa che è il cuore dell’uomo, fatto di sete di verità. La verità è Uno presente che abbraccia. Se non è presente, è inafferrabile.
Amanti della verità
Nell’esperienza la realtà emerge come positività promettente. La nostra è un’epoca di falsità, in cui svanisce la possibilità di promessa per l’uomo. Ma l’uomo ha la libertà di riconoscere l’origine dell’attrattiva o di arrendersi al preconcetto che la realtà promette senza mantenere. Questa società è nichilista perché l’uomo falsifica la realtà ponendosi come misura di tutto. Razionalità, affezione e libertà sono i tre fattori che permettono di riconoscere nell’esperienza la realtà come promessa di bene. Solo la compagnia può sostenere questa posizione perché vi è presente un Altro che mantiene sulla via del vero. Se il primo indizio è l’attrattiva, metodologicamente bisogna seguire questo positivo. Se si fa esperienza della delusione è perché la realtà è mistero; e allora all’uomo resta la domanda. L’uomo è mendicante, ma c’è Uno che ha detto “io sono la via, la verità, e la vita”. Cristo raggiunge la mia vita attraverso la tradizione e i sacramenti della Chiesa. Don Giussani invita a essere mendicanti dell’Essere, promettendo che i frutti saranno luce e affezione inimmaginabili.
L’incontro con un Altro mi realizza
L’uomo desidera realizzare se stesso sulla base della fiducia in una realtà promettente. Ma nella vita l’adempimento della promessa appare arduo. La speranza è l’attesa coraggiosa di un bene futuro. I peccati contro la speranza sono la distrazione, lo sforzo stoico di non cedere al desiderio e la presunzione. Ma è Dio stesso che si mette in rapporto con l’uomo mediante Cristo e questo incontro esalta tutte le sue possibilità. Poiché Cristo risolve in Sé ogni impotenza, la speranza non dipende più dall’uomo, ma gli viene incontro. Il cristiano spera perché partecipa della Chiesa e quindi di Cristo, su cui fonda la propria certezza. La speranza della realizzazione coincide con la speranza della vittoria di Cristo. Conseguenze di ciò sono sicurezza e operosità, fattori di esperienza di redenzione.
La forza morale per riconoscere una presenza
Se non si riconosce la presenza di Cristo, si è in balia di cinque atteggiamenti: 1) irresponsabilità – perché non si risponde a niente e a nessuno; 2) assenza di pensiero – perché il pensiero è coscienza di una presenza, è coscienza del reale; 3) instabilità senza storia; 4) si fa del bene per sentimentalismo – perché la propria azione non è servizio a un tutto, ma è in funzione del piacere di un istante; 5) ci si concepisce in difesa della propria opinione e del proprio piacere.
Se invece si è spalancati all’Essere, si è spalancati a tutto. L’atteggiamento verso tutto è conseguenza del modo di mettersi in rapporto con il Destino. La vera personalità parte da un istinto di simpatia: “Tutto è vostro se voi siete di Cristo” (S. Paolo). Per riconoscere la presenza occorre forza morale.
PARTE SECONDA: SUI GIOVANI
Risposte cristiane ai problemi dei giovani
Giovinezza e vita sono sinonimi. Il segno della vita è il movimento. Nel suo sviluppo il movimento incontra dei problemi. La giovinezza li scopre con prospettive positive. Sono quattro i problemi fondamentali dell’uomo: il sapere, il lavoro, l’amore e la convivenza sociale. Tutti hanno una risposta positiva perché Cristo stesso li ha abbracciati. Così l’uomo li risolve solo facendo la volontà del Padre, che è il valore ideale di ogni problema. Quanto più si realizzano i valori di bello e di vero, tanto più si realizza la persona. Solo usando bene della libertà si possono realizzare i valori ideali. La concupiscenza limita la libertà nel riconoscere questi valori. L’unica vera possibilità di soluzione dei problemi è l’attaccamento a Gesù Cristo, che può permanere solo attraverso le pratiche di pietà come la preghiera, il raccoglimento e i sacramenti. L’atteggiamento cristiano fondamentale è la Speranza, cioè la certezza di arrivare alla meta perché siamo già sulla strada giusta. In questo il cristiano usa pazienza; infatti il principio risolutivo dei problemi si afferma secondo il meccanismo di sviluppo del seme nella terra: portare il seme della soluzione, non risolvere. Dai frutti (la grande testimonianza dei Santi) si conosce l’albero, che è il seme della mano di Cristo. Quanto più Cristo è seguito, tanto più il problema umano è risolto. La legge della soluzione dei problemi è l’approssimazione all’ideale: “Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli”. Per realizzare questo sviluppo ci vuole: 1) sensibilità cristiana; 2) tensione all’ideale di Cristo, cioè lotta verso l’ideale vivendo nella fede.
Crisi e possibilità della gioventù studentesca
La crisi dei giovani deve essere ricondotta a una crisi dell’educazione. Infatti gli educatori sono da una parte inconsapevoli delle deficienze culturali in cui sono immersi, dall’altra mancano di vitalità educativa. La crisi della gioventù si può riferire a una carenza educativa originata dall’assenza di reali convinzioni e dall’assenza di eticità. Nella prima assenza il giovane non è aiutato a compiere l’esperienza della corrispondenza tra il reale e la sua coscienza, e dunque non fa esperienza della verità. Gli manca una guida che gli indichi che le cose hanno un senso unitario. L’assenza di un’ipotesi come criterio unitario implica l’assenza della figura di Cristo come fondamento della realtà. L’insegnante deve aiutare il giovane ad aderire all’esistenza per poter fare esperienza della verità. Per condurre il giovane a una convinzione l’educatore deve proporre un senso unitario delle cose e spingere il giovane a una verifica esistenziale. Se Cristo è assente dall’incontro con il reale, il giovane non fa esperienza del Mistero. La seconda carenza nella crisi dei giovani è l’assenza di eticità. Il giovane coglie il richiamo morale solo se percepisce che la prospettiva dell’azione che è chiamato a compiere è una prospettiva universale, infinita. Solo allora vivrà con dedizione il particolare. Dal senso dell’universale si genera il senso della comunità perché la comunità è il modo con cui io mi accosto al reale, è un modo di concepire le cose.
Ragione e compagnia
La giovinezza trae energia dal senso dello scopo, più precisamente dal senso del Mistero, da cui sgorga uno stupore che genera la carica affettiva del giovane. I termini ragione, tradizione, verifica, autorità, sono i fattori educativi dell’uomo morale, di colui cioè che riconosce nella propria vita un Destino che lo salva.
Libertà di educazione
Senza libertà da parte dell’educatore e da parte dell’educato non c’è sviluppo culturale. L’educazione vera è quella che porta l’uomo a sviluppare il suo rapporto col Destino. Il cristiano è chiamato a comunicare a tutto il mondo questa sua esperienza di rapporto col Destino. Una vera educazione spinge alla missione. Il primo fattore dell’educazione è l’abbraccio della tradizione, che offre un’ipotesi di significato. Il luogo naturale di comunicazione della tradizione è la famiglia, primo esempio di autorità. La tradizione è una proposta vera quando il giovane percepisce che, grazie ad essa, può affrontare tutti i problemi e quando si accorge che può farne esperienza. In questo senso l’educazione è introduzione alla realtà totale. La scuola è lo strumento che porta il giovane a realizzare la verifica di questo paragone tra tradizione ed esperienza. La scuola cattolica propone la verifica della tradizione cristiana. In questo modo introduce l’alunno alla capacità di giudicare la realtà e la storia. L’insegnante deve formare i giovani ad aprire la ragione al Mistero. L’ultimo fattore dell’educazione è la libertà, perché il passo dell’educando non sia una costrizione, ma sia vera esperienza. Qui si inserisce tutta la drammaticità del rischio educativo: la libertà di rispettare la libera coscienza del giovane di fronte alla proposta.
L’educazione come comunicazione di sé
L’educazione come comunicazione di sé è un incontro. Si educa quando si ama. Voler bene significa aver coscienza che la vita dell’altro ha un Destino e che si è sulla stessa strada. I gesti di un insegnante riflettono sempre l’amore che lui ha per il vero. L’insegnante è più attento alla propria materia quanto più vive la circostanza come ciò in cui emerge il mistero. L’educatore è appassionato perché sa che si rivolge ad una persona libera a cui deve saper dare delle ragioni. La pazienza è il rispetto della libertà dell’altro, e solo in nome di un continuo paragone con l’infinito, che emerge nella faccia del ragazzo, essa può permanere. Non è concepibile un insegnamento che non sia un atto di religiosità, dove la libertà è adesione al Destino. Quanto più si desidera questo per i propri figli e alunni, tanto più si rispetta la loro libertà, perché c’è Uno che li ha voluti. Il compito dell’educatore è religioso perché egli è chiamato ad avere sempre la percezione del mistero di Cristo. Per non cadere preda del potere non bisogna mai dimenticare la tradizione. L’autorità è il fattore che valorizza la totalità del passato rendendo ragione della propria speranza.
La famiglia, il luogo naturale
La famiglia è il luogo dell’educazione all’appartenenza. Quando i genitori sono coscienti di appartenere ad un Altro, questo giudizio passa ai figli. In questa consapevolezza si conosce la gratuità totale dell’esserci, e dentro questa esperienza passa l’educazione. Senza questo senso di gratuità l’educazione all’appartenenza viene meno. L’atteggiamento di gratuità permette di riconoscere, nella separazione del figlio dai genitori, che il figlio appartiene ad un Altro. Il metodo dell’educazione all’appartenenza è l’esperienza. Il genitore è chiamato ad offrire un’ipotesi di lavoro al figlio, offrendola discretamente alla sua libertà, accompagnandolo fedelmente e perdonandolo all’infinito.
La carità, legge dell’essere
Andiamo in caritativa per soddisfare l’esigenza di interessarci agli altri e in questo modo realizzare noi stessi. La legge suprema della vita è mettere in comune se stessi con gli altri, come ha fatto Cristo condividendo la miseria degli uomini. Andiamo in caritativa per imparare a vivere come Cristo.
APPENDICE
La felicità, il dolore, la scelta di Dio, la compagnia
Cristo ci chiarisce il modo di raggiungere il Destino e ci rivela che anche il dolore ha uno scopo: fa diventare l’uomo più cosciente dei suoi limiti e più amoroso. Una compagnia guidata al Destino approfondisce il rapporto con Cristo e il senso di appartenenza alla Chiesa, e porta ad offrire il proprio sacrificio per la salvezza del mondo.