

Ultimo Aggiornamento
29/10/2020
Nella seconda parte del volume Sul senso religioso, edito a cura di Massimo Borghesi, autore dell’articolata introduzione (Il senso religioso come sintesi dello spirito, pp. 5-43), è riproposto integralmente il testo di Giussani intitolato Il senso religioso pubblicato nel dicembre 1957 nella collana GIAC “Fonte Seniores” quale strumento di riflessione e lavoro per l’anno 1958 (per scelta, il testo originale è stato rieditato senza alcuna variazione, sono state apportate solo alcune correzioni redazionali).
All’inizio dell’anno successivo un saggio anonimo, dallo stesso titolo, uscì anche nella collana “Fonte Juniores”. Si trattava di un’edizione divisa in nove lezioni e con una impostazione più didattica, che riprende affermazioni e definizioni presenti nel testo del 1957.
Nella riedizione del 2009 lo scritto di Giussani è preceduto dalla Lettera pastorale all’arcidiocesi ambrosiana per la Quaresima 1957, dell’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, intitolata Sul senso religioso (2009, pp. 45-76). Come si evince dalla nota introduttiva all’edizione del 1957 (qui riportata alla pagina 78), il testo di Montini fu lo spunto di riflessione per Giussani (cfr. 2009, p. 80; p. 111).
Il primo capitolo dell’edizione 1957, dal titolo “Origine del senso religioso” (1957, pp. 3-4; BUR, 2009, pp. 77-81), è stato pubblicato integralmente con il titolo “Antefatto” in L’autocoscienza del cosmo (BUR, 2000, pp. 7-8).
Nello scritto del 1957 sono enunciate in sintesi le fondamentali intuizioni che l’Autore approfondirà nel Senso religioso edito da Jaca Book nel 1966 (ora in Il senso di Dio e l’uomo moderno: La «questione umana» e la novità del Cristianesimo. BUR Rizzoli, 2010, pp 7-75. Prima edizione BUR, 1994), tematiche che troveranno compimento nei volumi del perCorso (pubblicati da Jaca Book tra il 1986 e il 1992; poi da Rizzoli tra il 1997 e il 2003; nuova edizione del primo volume, Il senso religioso. Rizzoli, 2010). [P. M.]
La natura dell’uomo ha molte capacità, ma tra esse ce n’è una fondamentale, che riassume tutti gli scopi delle altre: è il senso religioso. Esso è un elemento della nostra natura che indica la possibilità di entrare in rapporto con il senso ultimo di tutte le cose, cioè con Dio. Il senso religioso, come ogni altra capacità umana, non si attiva spontaneamente, ma deve essere sollecitato e il mezzo che Dio usa a questo scopo è la realtà creata. Si tratta di una rivelazione naturale che ha vari gradi; l’esistenza stessa delle cose fa sorgere la domanda sul loro senso, poi la bellezza del cosmo, il suo movimento ordinato e il movimento provvidenziale dei popoli e delle nazioni in esso. I due gradi più alti della rivelazione naturale sono infine l’emergere dell’«io» e la coscienza che esso ha del bene e del male. Tutti questi elementi mostrano che il mondo è segno di Dio, anche se tale rivelazione è discreta, non ha una piena evidenza perché Dio attraverso l’interpretazione dei segni lascia spazio alla libertà dell’uomo. Per interpretare il mondo come segno occorre essere consapevoli di essere dipendenti e quindi fare attenzione al reale, accettandolo come dono.
Storicamente il senso religioso si è espresso in diversi modi. Il primo è la religione naturale che osserva i fenomeni della natura come manifestazioni di Dio, il quale è colto in modo simbolico e adorato attraverso il rito. La religione naturale non riesce però a entrare realmente in rapporto con Dio, perché la conoscenza che ne ha è solo negativa: non si può negare la Sua esistenza, ma non si sa chi Egli sia. Per questo il senso di dipendenza, indispensabile per il senso religioso, è sostituito dalla pretesa di misurare Dio, riducendolo a idoli. Nascono così le idolatrie antiche e moderne, come panteismo, scientismo, gnosticismo, agnosticismo.
L’uomo travisa per lo più il senso della realtà naturale e si smarrisce; è per questo che Dio interviene direttamente nella storia umana, per la prima volta con Abramo. Egli si rivela come una persona, totalmente libero nella sua azione e unico signore del mondo. Il Dio di Israele educa a un nuovo senso religioso che è fondato sull’ascoltare e accettare la Sua parola. Questo tuttavia non è semplice e comporta una disponibilità assoluta ad abbandonare i propri criteri, come mostra il racconto del sacrificio di Isacco. La rivelazione di Dio ha però avuto il suo momento più grande e definitivo nella venuta di Cristo. Egli ha mostrato l’essenza stessa della divinità: l’essere non è appena unità, ma è amore. L’esistenza è originalmente comunità di tre Persone nell’unità della natura. L’amore realizza la dipendenza assoluta, superiore a quella del servo, pur rispettando pienamente la libertà dell’io, giungendo così alla pienezza del senso religioso.
Cristo oggi prolunga la Sua presenza nella Chiesa che con la sua autorità porta nel mondo la certezza e la verità della rivelazione e permette la nascita di una cultura cristiana. Allo stesso tempo Cristo permette che Dio si comunichi in modo intimo e personale all’uomo attraverso i sacramenti, che consentono di partecipare della vita stessa di Dio. La liturgia è il luogo privilegiato di questo incontro.
La venuta di Cristo rende tutti gli uomini profeti, cioè inviati nel mondo e chiamati a rendere testimonianza. La comunità cristiana crea così un ambiente nuovo nel mondo. Il primo luogo in cui essa agisce è la famiglia, ma occorre che tale esperienza si comunichi anche nel luogo di lavoro e nella scuola, perché è in questi luoghi che la tradizione familiare di ciascuno si trasforma in una certezza personale. Il cristiano è quindi chiamato a rendere testimonianza a tutta la società, dove la mentalità laicista tende a diseducare il senso religioso.