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26/02/2020
Giussani, Luigi. Perché la Chiesa: Volume terzo del PerCorso. Milano: Rizzoli, 2014.
Perché la Chiesa è il terzo ed ultimo volume del PerCorso, pubblicato da Rizzoli in veste definitiva nel 2003. L’opera riunisce i due tomi precedentemente editi da Jaca Book (Perché la Chiesa: Tomo 1: La pretesa permane, 1990; Perché la Chiesa: Tomo 2: Il segno efficace del divino nella storia, 1992).
Il presente volume (Rizzoli, 2014) è una riedizione senza variazioni dell’edizione 2003, esaurita e fuori catalogo. È stata aggiornata la biografia di Giussani sulle alette.
Il volume si apre con la “Prefazione alla nuova edizione” appositamente redatta dall’Autore per l’edizione del 2003 (pp. I-II).
Lo scritto Perché la Chiesa: Tomo 1: La pretesa permane è pubblicato per la prima volta nel 1990 dalla casa editrice Jaca Book. Due anni dopo esce il secondo tomo, sottotitolato Il segno efficace del divino nella storia.
I temi affrontati in modo approfondito in questi due tomi erano già stati accennati dall’Autore nelle primissime pubblicazioni del Senso religioso (GIAC, 1957, nei capitoli “Dov’è ora Cristo” e “Chiesa: verità e vita”, pp. 22-32 e Jaca Book, 1966 nella “Parte quarta. Presenza e storia”, pp. 75-92; riedizione 1977, pp. 81-100). Negli anni 1965 e 1966 circolavano inoltre alcuni appunti intitolati Schema del corso della Chiesa (sintesi di incontri organizzati dal centro culturale Charles Péguy di Milano) e per l’anno accademico 1976-1977 era stata diffusa una dispensa per gli studenti di Introduzione alla Teologia dell’Università Cattolica di Milano, corso di cui Giussani era incaricato (Schema per un corso sulla Chiesa: Appunti presi a cura degli studenti, Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro). Entrambi gli scritti sono il compendio delle sue lezioni e contengono in nuce ciò che l’Autore ha in seguito dettagliato in Perché la Chiesa.
Appartengono alla Trilogia Il senso religioso. Jaca Book, 1986 e All’origine della pretesa cristiana. Jaca Book, 1988.
Nel 1994 la casa editrice Jaca Book ripropone i testi nel primo dei due volumi che raccolgono gli scritti dell’Autore pubblicati sotto il suo marchio (Opere 1966-1992: Vol. 1: Il PerCorso, pp. 329-617).
Nell’ottobre 2001 entrambi i tomi, esauriti nelle edizioni Jaca Book del 1990 e 1992, sono editati da Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo in volume unico.
Nel 2003 i due testi sono rieditati da Rizzoli in veste definitiva in volume unico con il titolo Perché la Chiesa: volume terzo del PerCorso.
In occasione della ripubblicazione è stato operato un importante lavoro di revisione delle edizioni Jaca Book 1990 e 1992. L’Autore ha riesaminato i testi ripristinando e reintroducendo esempi e materiali da lui frequentemente utilizzati a lezione, così da rendere lo scritto più chiaro e immediato, pur mantenendo l’impianto originario.
Il volume di Rizzoli è strutturato in due sezioni (“Sezione prima. La pretesa permane”, pp. 1-149 e “Sezione seconda. Il segno efficace del divino nella storia”, pp. 151-312) che corrispondono ai tomi delle edizioni 1990 e 1992.
La “Prefazione alla nuova edizione” (pp. V-VI) è stata scritta dall’Autore nel settembre 2003, in essa è indicato il motivo dell’aggiunta del capitolo conclusivo su Maria di Nazareth (“Se’ di speranza fontana vivace”, 2003, pp. 307-310). Il testo di questo capitolo è stato pubblicato dalla rivista Vita e Pensiero con il titolo “Maria, da quel soffio è dipeso il destino del mondo” (5 2003: pp. 89-91).
Quella che nell’edizione Jaca Book era l’“Introduzione” al primo tomo (Jaca Book, 1990, pp. 7-79) è ora parte della prima sezione e si intitola “Parte prima. Al cuore del problema Chiesa” (1997, pp. 3-77). Segue la “Parte seconda. I fattori costitutivi del fenomeno cristiano nella storia” (1997, pp. 79-148).
Nella “Sezione seconda”, il paragrafo intitolato “Santità” (nel capitolo “Dal frutto si conosce l’albero”, pp. 283-306) ha subito importanti modifiche: molti concetti sono stati approfonditi e sono stati inseriti due ampi esempi. Il primo (sull’episodio della gioventù di Giussani riguardante il dizionario Gemoll, Rizzoli, 2003, pp. 288-290) compare anche nell’intervento dell’Autore pubblicato nel volume di Julián Carrón e Francesco Ventorino Parole ai preti (SEI, 1996, pp. 156-157). Il secondo racconta la guarigione miracolosa di Pietro de Rudder (Rizzoli, 2003, pp. 291-294). L’argomento era stato trattato anche da Alberto Savorana nell’articolo “Oostacker, 7 aprile 1875” (in Litterae Communionis-Tracce, 8 1995: pp. 36-38).
Molti cambiamenti (tagli, aggiunte, modifiche) interessano le citazioni di opere di autori diversi (la maggior parte di esse sono state espunte dal testo e portate in nota per favorire la scorrevolezza dello scritto di Giussani); è stata inoltre verificata l’esattezza delle stesse attraverso il confronto con i testi di riferimento in commercio. L’intero apparato note ha subito ampie modifiche.
Il volume si chiude con il breve capitolo “Alla fine del percorso” (pp. 311-312) dal quale è stata espunta la citazione di un brano di Bernhard Welte (Jaca Book, 1992, pp. 145-147).
Da aprile 2005 il libro è disponibile anche in edizione economica BUR (ristampe 2007 e 2015 nella collana BUR “Saggi”, rinnovata la veste grafica della copertina).
Nel 2007, per iniziativa editoriale di Rizzoli, l’opera è pubblicata nel volume L’itinerario della fede che ripropone integralmente Il Percorso (“Perché la Chiesa [2003]”, in Rizzoli, 2007, pp. 311-582).
Per iniziativa editoriale di RCS: Corriere della Sera, il 5 marzo 2016 Perché la Chiesa esce in abbinamento al quotidiano nella collana “I manuali del Corriere della Sera”. Si tratta del secondo di dieci volumi dell’Autore in edicola settimanalmente.
Ogni volume è introdotto da una nuova presentazione; per Perché la Chiesa il testo è il Prólogo, inedito in lingua italiana, scritto dell’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires, 1° de mayo de 2005. Fiesta de San José Obrero) in occasione dell’edizione in lingua spagnola per l'Argentina del volume di Giussani (BUR, 2016, pp. V-VII; Lohlé: Ediciones Encuentro: Prólogo. In Por qué la Iglesia. Buenos Aires; Madrid, 2005, pp. 5-7). Il testo fu presentato, con la partecipazione dell’Arcivescovo stesso, il 15 giugno 2005 (Buenos Aires, Auditorio de la Fundación Banco Río).
Il testo di Giussani è una ristampa conforme all’originale dell’edizione Rizzoli, 2014 di Perchè la Chiesa: Volume terzo del PerCorso, inclusa la “Prefazione” dell’Autore per l’edizione 2003 (2016, pp. IX-X; 2003 e 2014, pp. I-II).
Il libro affronta il problema del rapporto con Cristo nel presente. Dopo duemila anni Cristo raggiunge l’uomo attraverso una realtà che si può vedere e toccare, l’unità di coloro che sono stati afferrati da Lui e che Lo riconoscono: la Chiesa.
Sezione prima. La pretesa permane
Parte prima: al cuore del problema Chiesa
Nella prima parte si risponde alla domanda: «Io, che vengo il giorno dopo quello in cui Cristo se n’è andato, come faccio a sapere con ragionevole sicurezza se si tratta di qualcosa che mi interessa?». Storicamente sono state date tre diverse risposte, che descrivono altrettanti capitoli della storia culturale dell’Occidente e, al tempo stesso, indicano tre atteggiamenti con cui l’uomo di oggi può guardare la proposta cristiana. Il primo approccio, quello storico-razionalistico, considera il cristianesimo come un fatto del passato e raccoglie i dati provenienti dal passato per ricostruire la vita di Gesù. Il secondo metodo, che si può definire “protestante”, si affida ad una illuminazione interiore, considerando impossibile che il divino si renda presente attraverso l’umano. Entrambi i metodi, apparentemente opposti tra loro, hanno un denominatore comune: riducono il fatto cristiano ad un fenomeno soggettivistico. Il terzo possibile approccio, quello ortodosso-cattolico, è fedele alla dinamica verificatasi duemila anni fa: per conoscere Cristo, Dio fatto carne, è necessario un incontro umano. Esso inoltre valorizza gli aspetti salienti dei primi due metodi, favorendo l’indagine storica, che si comprende fino in fondo solo dall’interno di un’esperienza nel presente, ed esaltando la possibilità del rapporto personale con Cristo, che si realizza al massimo grado di fronte alla presenza carnale del Mistero.
Oggi una mancanza di sintonia con le parole cristiane le rende estranee all’uomo; si tratta di una possibilità permanente dell’animo umano, caratterizzata dalla mancanza di impegno autentico, di interesse e di curiosità verso la realtà, ma è anche l’esito di un lungo percorso storico di dimenticanza dell’aspetto religioso. Mentre l’epoca medievale era sostanzialmente caratterizzata dalla facilità nel concepire Dio come fattore presente e decisivo di ogni aspetto dell’esistenza, nei secoli successivi si è sviluppato un processo di disarticolazione di tale mentalità religiosa unitaria. Denominatore comune delle diverse tappe storiche e culturali (Umanesimo, Rinascimento, razionalismo) è l’esaltazione ad oltranza dell’uomo e delle sue capacità; non dell’uomo nella sua concretezza personale, ma dell’umanità astrattamente intesa. Intensificandosi, tale esaltazione sfocia nello scientismo, una fiducia senza limiti nel progresso scientifico considerato come risolutivo del problema umano. Oggi è facile che si ammetta Dio purché non si pretenda che c’entri con la realtà umana: è la cultura laicista, per la quale la vita è concepita e vissuta come se Dio non ci fosse.
Parte seconda: i fattori costitutivi del fenomeno cristiano nella storia
La Chiesa si è posta e si pone nella storia come luogo del rapporto con Cristo vivo. Dopo la resurrezione di Cristo, il gruppo di coloro che l’avevano seguito si rinsalda, non in forza di un ricordo, ma perché Cristo risorto si rende presente in mezzo a loro. C’è perciò una continuità fisiologica tra Cristo e questo primo nucleo della Chiesa: essa inizia il suo cammino nel mondo come continuità della vita dell’uomo Cristo. Tre sono i fattori costitutivi di tale fenomeno.
Si tratta di una realtà sociologicamente identificabile, un gruppo visibile, chiamato con il termine Ecclesia Dei, i radunati da Dio in quanto scelti da Lui. L’idea cristiana di appartenenza non ha più, come per il popolo ebraico, un carattere etnico: è il gruppo di tutti coloro che Dio mette insieme nella fede in Gesù Cristo.
In secondo luogo i primi cristiani sono consapevoli che tutto ciò che accade in loro di eccezionale non è frutto della loro adesione, intelligenza o volontà, ma dono misterioso dello Spirito, di una «Forza dall’Alto» che li ha investiti.
Infine il fatto cristiano dà inizio a un nuovo tipo di vita, descritta nel Nuovo Testamento con il termine koinonia (comunione), che indica un gruppo di persone che ha qualcosa in comune. I primi cristiani hanno in comune la ragione della vita, Cristo. La comunione si esprime in un ideale etico, la tendenza a mettere in comune tutte le risorse materiali e spirituali, indicando così un fenomeno istituzionale nuovo dentro la società; essa reca con sé un’espressione rituale, il gesto eucaristico, segno distintivo supremo della fede in Gesù Cristo ed è contraddistinta da un «fattore gerarchico», poiché in base ad un preciso insegnamento di Gesù la Chiesa è stata fondata sugli apostoli e sul particolare primato di Pietro. Infine la comunità dei primi cristiani si definisce come comunità di santi, uomini che appartengono all’Alleanza con Dio e si protendono in un cammino secondo il Suo volere.
Sezione seconda. Il segno efficace del divino nella storia
Parte terza: come la Chiesa ha definito se stessa
La pretesa della Chiesa di essere veicolo del divino attraverso l’umano è la stessa pretesa di Cristo: il fatto che un uomo la cui identità non presentava a prima vista nulla di misterioso si dicesse Dio, fu fin da subito fonte di scandalo. L’apostolo Paolo è consapevole della sproporzione connaturata al fenomeno «Chiesa»: un’umanità fragilissima destinata a rendere evidente l’invincibilità di una Presenza che usa dell’uomo ma non viene dall’uomo. Ciò implica che Dio utilizzi i diversi temperamenti e mentalità per comunicare differenti aspetti della verità e che giochi tutto sulla libertà dell’uomo, senza scandalo per le ristrettezze e i limiti. Inoltre Dio si comunica attraverso l’ambiente e il momento storico-culturale: così la struttura della Chiesa mostra sempre sensibilmente il tipo mentale e culturale dell’epoca in cui opera, ma, a differenza di altre strutture, l’accentuazione di un fattore non può mai eludere la presenza della verità nella sua integrità.
Lo scopo della Chiesa nel mondo e nella storia è lo stesso di Gesù: educare l’uomo ad una chiara coscienza e ad un corretto atteggiamento di fronte al destino. Da una parte la Chiesa ha la pretesa di poter dire l’ultima parola sull’uomo e sulla storia, rilevando l’irriducibilità della persona, di cui nessuno può disporre a proprio piacere, e indica il regno di Dio come il significato a cui ogni frammento della vita tende. Dall’altra essa non ha mai dimenticato la propria vocazione educativa, la preoccupazione che l’uomo viva con la coscienza di dipendere totalmente dal Mistero. Di fronte ai problemi, che costituiscono la stoffa dell’esistenza, la Chiesa non si propone di risolverli, di sottrarli alla libertà e alla creatività dell’uomo, ma indica la posizione ottimale per poterli affrontare.
Il divino si comunica nella Chiesa come comunicazione di verità: Dio, tramite la Chiesa, aiuta l’uomo a raggiungere un’obiettiva chiarezza e sicurezza nel percepire i significati ultimi della propria esistenza. Da solo l’uomo può arrivare semplicemente alle soglie del significato del vivere e chiedere, anche in modo implicito e inconsapevole, un soccorso divino alla propria ricerca; oppure, più chiaramente, che il divino si riveli. L’annuncio cristiano realizza quello che nella coscienza dell’uomo emerge talora come presentimento o profezia: che tutto nella storia è redimibile. Questa comunicazione di verità si realizza nella Chiesa attraverso una via ordinaria, la vita della comunità legata al magistero ordinario del papa e dei vescovi in comunione con lui, o attraverso il magistero straordinario, che ha luogo quando il papa afferma qualcosa nella totalità della propria autorità (con la convocazione di un Concilio ecumenico o con una definizione ex cathedra).
L’espressione del Vangelo di Giovanni «il Verbo si è fatto carne» mostra che non ci troviamo solo di fronte a una comunicazione di verità, ma a un comunicarsi della realtà divina stessa. Ciò avviene attraverso un’“esaltazione” ontologica dell’io, (l’“uomo nuovo” evangelico), un salto di qualità nella sua partecipazione all’Essere. Si tratta dell’azione della grazia santificante, un dono gratuito che fa sì che l’uomo aderisca a Dio. Questa grazia soprannaturale si comunica attraverso gesti concreti, i sacramenti, che prolungano nella storia i segni con cui Cristo comunicava se stesso.
Parte quarta: la verifica della presenza del divino nella vita della Chiesa
Come è possibile raggiungere la certezza che la Chiesa è veramente il prolungarsi di Cristo nel tempo e nello spazio? Sono quattro i frutti che mostrano il valore divino della Chiesa e la sua continua efficacia nella storia.
L’unità, vale a dire una semplicità unificante nel sentire e giudicare l’esistenza. Ciò è possibile perché il principio da cui si giudica se stessi e il mondo è un’unica Presenza inequivocabile.
La santità, non intesa come separazione dal quotidiano normale, ma come prerogativa dell’uomo realizzato, che vive e agisce con la consapevolezza del motivo ultimo della propria azione.
La cattolicità (dal greco katholikós, universale), dimensione della Chiesa che esprime la capacità di pertinenza all’umano in tutte le variabili delle sue espressioni.
Infine l’apostolicità, secondo cui la Chiesa afferma di essere l’unica depositaria di una tradizione di valori e di realtà che deriva dagli apostoli. Come Cristo ha voluto legare la propria opera e la propria presenza nel mondo agli apostoli, indicando uno di essi come punto di riferimento autorevole, così la Chiesa è legata ai successori di Pietro e degli apostoli, il papa e i vescovi.
Ma non si può parlare della Chiesa senza guardare alla donna da cui essa è nata e continuamente nasce, Maria, madre di Cristo. Per questo Maria è la madre dei viventi e la felicità per tutti gli uomini passa e passerà attraverso la sua carne e, prima ancora, il suo fiat. Perciò la formula più sintetica e suggestiva che esprime l’autocoscienza della Chiesa come permanenza di Cristo nella storia è: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam.