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24/07/2020
Giussani, Luigi. Una strana compagnia. A cura di Julián Carrón. Cristianesimo alla prova, 1. Milano: BUR Rizzoli, 2017.
Primo volume della nuova serie “Cristianesimo alla prova” in cui sono riprodotte le lezioni, i dialoghi e le omelie dell’Autore durante gli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione.
Come si legge nell’ampia Nota editoriale (p. 6), i testi sono stati redatti a partire da trascrizioni di registrazioni. Questo metodo si è reso necessario per il fatto che Giussani ha svolto lungo il corso della sua vita un’instancabile attività educativa, è accaduto quindi che gran parte del suo pensiero si sia comunicato attraverso la ricchezza e il ritmo di un discorso orale e sia giunto a noi mediante registrazioni audio e video conservate presso l’Archivio della Fraternità di Comunione e Liberazione a Milano.
I testi raccolti nel presente volume sono stati elaborati attenendosi ai criteri formulati a suo tempo dallo stesso Giussani: fedeltà ai discorsi nella forma in cui sono stati pronunciati; rispetto della natura dei discorsi (in relazione all’occasione in cui sono stati pronunciati); minime variazioni per favorire la resa scritta di un pensiero comunicato oralmente (cfr. p. 6).
Apre il volume la Prefazione dal titolo L’amore di Cristo ci strugge, di Julián Carrón (pp. I-XV).
Gli scritti proposti coprono un arco di tempo di tre anni: dal 1982, anno del riconoscimento pontificio dell’Associazione, al 1984.
Ogni parte è introdotta da una breve nota storica a cura dei redattori, in corsivo nel testo.
La prima parte, “Il cuore della vita: 1982” (pp. 7-111), riporta gli Esercizi della Fraternità che ebbero luogo a Rimini dal 7 al 9 maggio 1982. Questi Esercizi rappresentano il primo incontro generale della Fraternità dopo il riconoscimento ufficiale da parte della Santa Sede, avvenuto l’11 febbraio dello stesso anno.
Tutti i testi sono inediti, ad eccezione di:
- “La familiarità con Cristo” (pp. 18-42), che corrisponde alla lezione del sabato mattina ed era già stata pubblicata in precedenza, con lo stesso titolo, in Litterae Communionis Tracce (2 2007: pp. 1-10. Con successive traduzioni); poche frasi aggiunte nell’edizione BUR, 2017.
- “Assemblea” e “Omelia” tenutesi quello stesso giorno (pp. 43-84), già pubblicate nel volume L’opera del movimento: La Fraternità di Comunione e Liberazione (“Esercizi della Fraternità: 8 maggio 1982”, San Paolo, 2002, pp. 121-155; riedizione 2011. Con successive traduzioni). In BUR, 2017 il testo dell’assemblea è stato in parte ampliato grazie al riascolto dei documenti audio. Nell’edizione San Paolo, 2002, “Omelia” e “Assemblea” sono state pubblicate come testo unico.
- “L’opera della Fraternità è il Movimento” (pp. 85-109), già pubblicato nel volume L’opera del movimento: La Fraternità di Comunione e Liberazione (San Paolo, 2002 e 2011, pp. 97-117; in BUR, 2017, sono state espunte le righe introduttive in corsivo, presenti in San Paolo, 2002 e 2011 (p. 97), perchè tratte dalla lezione tenuta agli Esercizi dei preti del 31 agosto - 3 settembre 1992 (cfr. San Paolo, 2002 e 2011, nota a p. 97).
La seconda parte, “Appartenenza e moralità: 1983” (pp. 113-210), riporta gli Esercizi svoltisi a Rimini dal 4 al 6 marzo 1983.
In quello stesso anno fu pubblicato un libretto pro manuscripto dal titolo Esercizi della Fraternità (TIEMME tip. milanese, 1983) che riporta la sintesi della lezione intitolata “Attraverso una storia” (BUR, 2017, pp. 121-153).
Alcuni brani, tratti dalla parte iniziale della lezione “Un aiuto alla verità di sé” (BUR, 2017, pp. 188-192) e l’intera assemblea che ebbe luogo il 5 marzo (BUR, 2017, pp. 153-184), erano già stati pubblicati in L’opera del movimento: La Fraternità di Comunione e Liberazione (“Esercizi della Fraternità: 4-6 marzo 1983”, in San Paolo, 2002 e 2011, pp. 67-71, e “Esercizi della Fraternità: 5 marzo 1983”, pp. 157-182).
I testi restanti sono inediti.
La terza parte, “«Io vi chiamo amici»: 1984” (pp. 211-308), riporta gli Esercizi svoltisi a Rimini dal 30 marzo all’1 aprile 1984.
I testi sono in gran parte inediti, ad eccezione delle poche pagine pubblicate nel volume L’opera del movimento: La Fraternità di Comunione e Liberazione (“Esercizi della Fraternità: 30 marzo-1 aprile 1984”, San Paolo, 2002 e 2011, pp. 71-78) che corrispondono a brani tratti da lezioni differenti rintracciabili alle pagine 242-245, 271-273, 299-303 e 304-305 di BUR, 2017.
Si segnala inoltre che sul numero di luglio /agosto 1984 della rivista CL-Litterae Communionis (7-8 1984: pp. 16-17) fu pubblicato il testo “La novità dei rapporti è il perdono”: si tratta di appunti a cura di Laura Cioni che riassumono in breve le tre lezioni e una delle omelie tenute da Giussani.
Il volume si chiude con le Fonti (p. 309) e gli Indici tematici (pp. 311-329). [P. M.]
1982
Il cuore della vita
C’è una equivocità nel diventare adulti che si documenta in una lontananza di Cristo dal cuore, salvo quando ci si mette insieme per delle azioni comuni, per pregare o per fare la Scuola di comunità. L’assenza della conoscenza di Cristo – conoscenza nel senso di familiarità, affiatamento e immedesimazione – genera poi un’altra lontananza, che si rivela in un ultimo impaccio tra di noi, perfino tra marito e moglie: la lontananza di Cristo dal cuore rende lontano l’ultimo aspetto del cuore dell’uno dall’ultimo aspetto del cuore dell’altro. Se pensiamo che la consistenza e il valore della vita stanno nella responsabilità della vicinanza di Cristo e quindi nella vicinanza tra di noi, dobbiamo allora capire che la compagnia che intendiamo vivere è per non permettere che abbiamo a sospendere la nostra iniziativa in tal senso. La nostra compagnia non vuole permetterci più che il tempo passi senza che la nostra vita chieda, rincorra e voglia il rapporto con Dio presente e senza che la nostra esistenza voglia e accetti questa compagnia, senza la quale non sarebbe vera neanche l’immagine della Sua presenza. Alla demoralizzazione del diventare grandi - che è impossibile che non avvenga - la nostra compagnia deve perciò sostituire un aiuto affinché la nostra vita porti, nel tempo e nello spazio, la speranza come pensiero dominante che attraversa tutti gli altri: «A Dio nulla è impossibile». È come se dovesse avvenire in noi qualcosa di diverso che una “ragionevolezza umana”: uno non conta più su se stesso, uno non ripone più la sua fiducia in quello che fa e il giudizio sul vale la pena vivere non è dedotto dai suoi programmi. Questa è infatti la strana radice del cuore e la presenza di Cristo al nostro cuore deve produrre il cambiamento profondo del nostro soggetto. La nostra compagnia mirerà solo a questo.
1983
Appartenenza e moralità
Convertirsi vuol dire diventare veri. Ma cosa significa la verità di sé? La verità della nostra persona è come quella del bambino, che sente di appartenere alla madre, ma mille volte di più: noi apparteniamo a un Altro. La conversione è dunque il passaggio dalla percezione di sé come padroni di se stessi alla coscienza di appartenere totalmente a un Altro. Dio si è fatto uomo per richiamarci ed educarci in questa conversione. Se facessimo crescere nelle nostre giornate questa coscienza di appartenenza, la nostra vita respirerebbe, e anche il nostro male e i nostri peccati non sarebbero più una fonte di scocciatura e di umiliazione, ma di dolore, che è il grande segno dell’amore. L’uomo che inizia a capire che la sua consistenza è in questa appartenenza è un uomo diverso, così veramente nuovo che i rapporti che stabilisce sono rapporti più profondi di quelli che nascono dalla carne, dal piacere, dall’interesse o dalla natura.
1984
«Io vi chiamo amici»
Essere «perfetti come il Padre» vuol dire riconoscere, accettare e abbracciare Cristo; non è infatti un seguito di leggi da assolvere, ma è una Presenza da accogliere. Tutto nella nostra vita comincia a cambiare se incomincia a diventare normale la coscienza della Presenza di Cristo tra noi: presenza, perché se non è presenza, noi neghiamo e soffochiamo Dio. Le due caratteristiche dell’affezione a Cristo sono innanzitutto la certezza e la sicurezza che Cristo è il bene della vita e, in secondo luogo, la familiarità e l’intimità con Lui. Egli ci ha chiamati amici e l’amico è quello che partecipa a tutto quello che uno è: «Tutto quello che il Padre mi ha dato, io lo condivido con te». La grande questione da cui dobbiamo essere colpiti è che Dio ci è diventato familiare. Ci sono due conseguenze operative, che nascono dal riconoscimento della presenza di Cristo dentro la nostra vita. La prima è la scoperta di una tenerezza e di un amore verso se stessi, perché quando uno parla di amore a sé parla di amore all’Altro che lo sta facendo in quell’istante, di amore al dono di un Altro: io sono grazia! La seconda conseguenza operativa della memoria è una novità nei rapporti tra di noi, che sarebbe impossibile senza questa coscienza: non si guarda l’altro in funzione di una propria strumentalizzazione o in funzione di una propria opinione, ma per quello che veramente è, un essere che è rapporto con l’infinito. L’aspetto principale della presenza di Cristo nel mondo è il crearsi di queste realtà di persone che sono insieme perché c’è Lui, perché Lo riconoscono, ne vivono la memoria e incominciano a trattarsi diversamente. La nostra comunità cristiana rappresenta tangibilmente e sensibilmente il pezzo di umanità di Cristo che continua dento la storia: questo è il valore del fatto che stiamo insieme.