

Ultimo Aggiornamento
27/03/2020
Grazie, Giovanni conclude il volume La maestà della vita e altri scritti (BUR, 1998, pp. 493-496). Si tratta dell’omelia di Giussani al funerale di Giovanni Testori tenutosi il 18 marzo 1993 a Novate Milanese.
Il testo fu pubblicato per la prima volta con il titolo “Non ti abbiamo perso, amico” in CL-Litterae Communionis (4 1993: pp. 36-38).
Omelia pronunciata da don Giussani in occasione del funerale di Giovanni Testori.
La vita di Testori è stata segnata dal rapporto con i giovani. In un periodo di desolazione egli ha incontrato dei giovani come gli altri, ma nei quali ha saputo scoprire la fuga di una trasparenza, un punto di speranza. E li ha seguiti, buttandosi con loro e creando tutto con loro.
Testori ha saputo parlare a tutti gli uomini, partendo dal denominatore comune per tutti: il dolore. Il dolore per il proprio male, il dolore per il peccato era da lui avvertito in maniera intensa e tormentosa. Ma si tratta di un tormento giusto, che fa male e, allo stesso tempo, purifica la vita.
La grande parola che Testori portava impressa dentro il suo cuore e il suo corpo è la parola «perdono». Era dominato da questa parola, che è la parola che più definisce Dio: una misericordia che eccede e abbraccia tutto il dolore e il limite umano, facendo rifluire in esso il suo fervore infinito di vita. Ma la parola misericordia nella storia ha un nome: Gesù Cristo. Testori ci ha aiutato a conoscere di più, ad amare e a lavorare per Cristo.